Eclettica e camaleontica, H.E.R. torna in radio con il nuovo singolo e il video, “Il nostro mondo”. L’ultimo lavoro della cantautrice e musicista pugliese è prodotto da Gianni Testa ed è disponibile nei digital store dal 27 Novembre per Joseba Publishing. Il brano anticipa la nuova raccolta Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty che uscirà per Ala Bianca in versione digitale il 10 dicembre, anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. La raccolta unisce come sempre i nomi più affermati della musica italiana, come Niccolò Fabi, Marina Rei e Margherita Vicario, ai finalisti del contest vinto proprio da H.E.R.
Dopo l’uscita in digitale, a fine gennaio sarà poi la volta di quella in vinile, un vero oggetto da collezione. In questa intervista, la musicista ci racconta di questo suo nuovo lavoro e dei progetti che verranno.

Sei reduce dal successo del tuo brano “Il mondo non cambia mai” a Musicultura 2020. Che esperienza è stata?
“Il mondo non cambia mai” è stato un brano importantissimo per me perchè mi ha rilanciata nell’ambito della canzone. Nel 2018 ero reduce da un disco solo strumentale, “Violins and Wires”. Ero desiderosa perciò di ritornare alla scrittura di canzoni e l’ho fatto con gran rumore e molti riconoscimenti. Musicultura 2020 è stata un’esperienza importante, pregevole direi: sono stata tra gli otto vincitori ma credo che giudicare gli artisti in lizza per il premio assoluto solo grazie al voto in platea trascurando il fatto che io sono stata la più votata su Facebook non sia stata comunque una cosa ragionevole. Il 28 agosto il pubblico dello Sferisterio aveva mediamente 70 anni, credo che la gente sia rimasta di ghiaccio quando ho accennato al mio trascorso di persona transgender, appunto per questo abbiamo ancora molto da fare in tal senso! La musica non può essere solo rassicurante evasione. Ci sono state a riguardo molte polemiche. La gente che mi ha votata (compreso tutto il pubblico gay ed io stessa) pensava che su Raidue andassero gli 8 vincitori comunque (era stato concordato questo). Così non è stato (suppongo per motivi editoriali visto che la kermesse è stata progranmmata in secondissima serata) e hanno mandando in onda solo gli ultimi 4 della serata finale del 29. Credevo di avere un riconoscimento in più se non altro per il tema che ho trattato che è la discriminazione. Trovo che non aver portato in Tv questo tema sia stata una sconfitta per tutti. La cosa bella però che dopo pochi giorni Rita Rocca mi ha voluta su Radio1 per un ‘intervista tutta dedicata alla mia carriera e al senso del mio brano in concorso.

Foto di Adriano Santoro

Dopo il Premio Amnesty International Italia Sezione Emergenti 2020, prosegue il tuo impegno con Amnesty con la raccolta “Voci per la Libertà” di cui fa parte anche il tuo nuovo brano: come è questo “nostro mondo” per H.E.R?
“Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty” il 2 di agosto ha decretato il brano “Il mondo non cambia mai” vincitore della XXIII edizione nella sezione emergenti e per me è stata una vittoria doppia perchè oltre al normale compiacimento dell’artista c’è stata la prova concreta che i muri della discriminazione si possono veramente abbattere: tutto ciò in cui avevo creduto ha avuto finalmente un valore sociale importante. Non ho nascosto le lacrime e tutti gli sforzi sia miei che dell’equipe che mi ha seguita hanno avuto finalmente un riconoscimento. Il mondo  può davvero cambiare. Grazie al premio sono riuscita a produrre con la Joseba e Amnesty International  il nuovo singolo e il video che anticipa il disco ufficiale “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty XXIII Edizione” in uscita il 10 dicembre con, ovviamente, tutti gli altri bravissimi artisti arrivati in finale compreso il brano del vincitore sezione big Niccolò Fabi e gli ospiti Marina Rei e Margherita Vicario. L’uscita del 10 dicembre, ovviamente, non è casuale perchè sarà la Giornata universale dei diritti umani. Diritti che sono al centro della mia nuova produzione “Il nostro mondo”, il nuovo singolo, appunto. Fa parte della mia Trilogia del Mondo e, con il termine “nostro” voglio far riflettere sul concetto di collettività che è alla base di un mondo nuovo tutto da ricostruire: non possiamo pensare che la libertà negata all’altro sia un problema estraneo a noi: dobbiamo essere fieri di poter urlare
il diritto alla libertà di tutti. C’è gente che è ancora in carcere per aver creduto in questi valori. C’è gente che è in schiavitù a seguito di una filiera produttiva verticale e corrotta fatta di sfruttamento. Non sono temi estranei a noi perchè in un’epoca di emergenza come questa siamo ormai tutti sulla stessa barca. Il mio è inoltre un messaggio di speranza verso il futuro. Verso il futuro del mondo.

Sei sempre stata una artista schierata dalla parte dei diritti: per le persone lgbt+, i migranti, per tutte le minoranze. Che importanza ha, secondo te, per un musicista schierarsi, difendere un’opinione, oggi?
Penso che oggi più che mai l’artista debba avere un obbligo: quello di far riflettere e non solo intrattenere. In questa rivoluzione planetaria noi artisti abbiamo una responsabilità in più perchè con la paura la gente si sta chiudendo in se stessae e sta vedendo l’altro come un nemico. Noi, d’altra parte, non possiamo compiacerci e dirci “quanto siamo fighi” e basta. Il ruolo dell’artista è in crisi e se non capiamo l’importantissima missione che sta assumendo per una ricostruzione futura non sopravviveremo. La sanità ha avuto il compito di proteggerci: l’arte avrà quello di preservare la nostra sensibilità.

H.E.R.

Hai vissuto un percorso di transizione di genere. Rispetto al passato, ti sembra ci sia una sensibilità maggiore tra le nuove generazioni sul tema dei diritti e dell’identità?
Ho visto nel corso degli anni molti progressi rispetto al passato ma adesso il pericolo è la superficialità di approccio: tanti sono i cliché e a volte prendono una forma distorta diventando quasi una sorta di “dittatura binaria”. Molte M to F ad esempio reclamano il diritto di essere donne, ma ignorano completamente il percorso femminista diventando baluardo di una femminilità compulsiva e autoreferenziale cercando consenso sociale solo tramite una forma esteriorizzata e buttando all’aria così anni di lotte e di contenuti che si acquisiscono invece solo col tempo e con la conoscenza. Molti F to M invece vivono nell’anonimato quasi vergognandosi del loro passato. Il mondo Gay ha raggiunto sicuramente molti risultati importanti ma 20 anni fa, mi sembra, che si fosse decisamente più impegnati rispetto ad ora (quando eravamo froci, nb). Trovo in generale che sia difficile vivere percorsi del genere ma, alla fine, dovremmo impegnarci tutti ad essere oltre ciò che siamo diventat*. Imparare ad ascoltare, ad ascoltarci e, magari, essere oltre il consenso degli altri e dell’omologazione.

La musica dal vivo è uno dei settori più colpiti dalla pandemia. La fine sembra intravedersi, ma è ancora lontana. Cosa ti auguri per i mesi che verranno e dove potremo continuare a seguire la tua musica?
In tutto questo disastro che ha arrestato la mia attività di performer dal vivo (che è stata la mia più importante fonte di reddito) nel 2020 ho avuto la fortuna di uscire con due canzoni e i relativi videoclip. Sono una bella occasione di promozione ma la musica dal vivo è un rito incomparabile. Per adesso faccio qualche live on line, ma spero di ritornare ad abbracciarvi dal vivo in un concerto senza più distanze.