Al Concertone, Fedez ha smascherato a testa alta l’ipocrisia della Rai dominata dai partiti. Una lezione di libertà d’espressione contro lo scempio della censura.

Doveva essere il Concertone della ripartenza invece il Primo Maggio di Roma, trasmesso in diretta su Raitre, sarà ricordato per le parole di Fedez che in pochi minuti hanno smascherato tutta l’ipocrisia della Tv pubblica da sempre dominata dalle (peggiore) politica. Certo, non è una novità, come non lo sono i tanti casi di censura in Rai: da Luttazzi ad Enzo Biagi, da Santoro a Guzzanti i fatti non si contano più. Neanche il Concertone ne è stato immune: eclatante fu il taglio dell’esibizione di Elio e le Storie Tese nel 1991 che avevavo “osato” parlare sul palco di mafia. Ai Modena City Ramblers, invece, nel 2002 fu chiesto di non eseguire Bella Ciao: erano gli anni del Berlusconi Bis, ma loro la cantarono comunque.

Quanto è successo sabato però è piuttoto diverso e ben più grave. I fatti sono ormai noti (quasi) a tutti: nel suo intervento, Fedez si è schierato apertamente a favore del Ddl Zan contro l’omotransfobia, elencando gli insulti gravissimi contro i gay pronunciati da esponenti leghisti, il partito che sta bloccando la legge in commissione giustizia, per mano del presidente Ostellari. Il monologo però è stato sottoposto a censura preventiva dalla direzione di Rai Tre, come ha denunciato il cantante all’inizio del suo intervento. Così, dopo la smentita della Rai (che ha negato ogni tentativo di censura), Fedez ha pubblicato su twitter il video della telefonata in cui gli è stato chiesto chiaramente di “adeguarsi al sistema” e non pronunciare quel discorso perché “inopportuno”.

Fare nomi e cognomi di politici leghisti orgogliosamente omofobi evidentemente è troppo sconveniente per i dirigenti Rai e quindi inopportuno: dunque, da censurare.

In foto: Fedez e Ilaria Capitani

Al telefono erano Massimo Cinque, storico autore dei programmi Rai, e la vicedirettrice di Rai3 Ilaria Capitani (i vicedirettori di Raitre sono ben cinque: Andrea Sallustio, Rosa Anna Pastore, Elsa Di Gati, Sigfrido Ranucci, Ilaria Capitani). Non è ancora ben chiaro se la richiesta di censura sia partita dalla vicedirettrice (che ha smentito) o dall’organizzatore dell’evento Massimo Bonelli – anche lui presente al telefono – per conto dei sindacati Cgil, Cisl, Uil. Per ora in Rai dilaga l’imbarazzo e nessuno si assume la responsabilità di quanto accaduto.

Quel che resta è il fatto gravissimo che testimonia il disprezzo di una certa Tv di Stato nei confronti delle voci libere, come Fedez: la dimostrazione di una ipocrisia di fondo della Rai governata dalla politica che difende, nelle dichiarazioni di intenti, i lavoratoti dello spettacolo (fermi da un anno per le misure anti-Covid) ma li azzittisce se non si “adeguano al sistema”.
Quanto successo prescinde dalle posizioni legittime di ognuno sul Ddl Zan, perché il punto è un altro: in nessun Paese democratico si può imbavagliare il libero pensiero di un artista invitato ad esibirsi. In nessuna democrazia si può accettare che la censura si abbatta su chi – raccontando fatti reali senza offendere nessuno – rifiuta di adeguarsi al sistema.

La brutta politica (e la pessima tv) sostengono i lavoratori dello spettacolo purché divertano, intrattengano ma senza far rumore: una visione dell’arte che riporta l’Italia indietro di molti decenni. In qualunque Paese democratico, i responsabili di questo scempio avrebbero rassegnato le dimissioni. Ma non in Italia.

 

Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 14 anni è anche organizzatore di eventi di musica elettronica e cultura indipendente. Nel 2014 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale..