Con i voti dall’estero, il Pp guadagna un seggio ma non basta per formare un governo di destra: l’ipotesi Sánchez resta la più probabile, ma il premier uscente è appeso ai voti dei catalani di Junts.

La Redazione

Per il premier uscente spagnolo Pedrò Sánchez la strada per formare un governo è in salita. Grazie al voto degli spagnoli residenti all’estero il Pp ha strappato un seggio di Madrid già assegnato domenica al Psoe, complicando la strada di Sanchez verso il nuovo governo progressista: ora, al premier non basterà l’astensione del partito indipendentista catalano Junts ma il loro voto favorevole. In alternativa, serve il sì dell’unico deputato di ‘Coalición Canaria’ (che però governa nelle Isole Canarie con i popolari) e l’astensione di Puigdemont (Junts).

Cambia di poco invece la situazione nel centro destra: il partito popolare, con Vox e due piccoli alleati (Upn e Coalición canaria) raggiungono i 172 seggi, ma per governare ne servono 176. A sinistra, il Psoe, Sumar e tutti i loro alleati della scorsa legislatura non superano i 171.

Nonostante questo colpo di scena, che regala al Pp un piccolo vantaggio, un Sánchez ter sembra ancora l’ipotesi più probabile, rispetto ad un governo Feijóo (Pp).

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In un video postato sui social, il leader socialista Pedro Sanchez ha affermato: «Sono convinto che ci sia un’ampia maggioranza sociale per continuare ad avanzare. È giunto il momento di tradurre quella maggioranza sociale in una maggioranza parlamentare al Congresso dei Deputati. Ed è quello che faremo non appena le Cortes saranno costituite: lavorare per ottenere un governo che ci permetta di continuare ad avanzare. Grazie a tutti per il vostro sostegno».