La nuvola visibile di gas tossico, piazzata sopra le centrali elettriche industriali del mondo, è quasi scomparsa. Da quando è iniziata l’emergenza coronavirus i livelli di smog si sono ridotti e le immagini satellitari mostrano un calo significativo dell’inquinamento atmosferico anche in Italia. Hanno fatto il giro del web gli scatti e i video che ritraggano l’acqua limpida dei canali di Venezia o il cielo terso di Milano e delle grandi megalopoli del pianeta di solito immerse nello smog.

La chiusura di molte fabbriche, le strade vuote, il traffico ridotto sensibilmente quasi ovunque hanno fatto crollare i livelli di inquinamento atmosferico e di CO2 in decine di città e regioni del mondo. Le immagini satellitari della Nasa e dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, mostrano una drastica riduzione delle emissioni di biossido di azoto. L’aria è più pulita soprattutto in Cina e nel Nord Italia, due aree tra le più contaminate. Anche a New York le emissioni di CO2 sono diminuite del 5-10%.

Secondo la Bbc, che incrocia dati forniti dalla Columbia University e da altri studi, rispetto allo stesso periodo del 2019, il monossido di carbonio, emesso per lo più dalle macchine, è diminuito in media del 35% su scala globale, come conseguenza della riduzione del traffico.

Attenzione però al futuro. Guardando oltre il breve periodo, emergono tuttavia rischi e preoccupazioni. Tutte le recenti crisi economiche infatti sono state accompagnate da un calo dell’inquinamento di breve durata e la ripresa economica ha sempre portato con sé un aumento delle emissioni. Inoltre, il 70 per cento degli investimenti mondiali in energia pulita dipende dalle finanze pubbliche e i governi, dovendo affrontare le spese legate all’emergenza, potrebbero avere meno risorse da investire nei progetti virtuosi. Approfittando del crollo del prezzo del petrolio, i governi potrebbero anche ridurre i sussidi pubblici agli idrocarburi. La pandemia ha già provocato inoltre la cancellazione di alcuni incontri preliminari alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima prevista nel mese di novembre a Glasgow.

Ciò non esclude tuttavia che le nazioni decidano di mantenere gli impegni assunti sul clima, come il Green Deal europeo presentato dalla Commissione europea che prevede l’impegno ad azzerare le emissioni nette entro il 2050. Molto dipenderà anche dalle elezioni presidenziali di novembre in America. La crisi potrebbe rendere più difficile la rielezione di Donald Trump e un nuovo presidente, più sensibile ai temi ambientali, costituirebbe una svolta importante per la difesa del clima nel mondo.