Si sono chiusi i seggi negli Stati chiamati ad eleggere tutti i 435 membri della Camera dei rappresentanti e un terzo dei 100 membri del Senato, 35 senatori, più 36 governatori. Le elezioni di Midterm, a due anni dalla vittoria di Donald Trump, sono lo specchio di un’America ancora divisa a metà. I democratici sono riusciti a rovesciare e conquistare la maggioranza alla Camera dei rappresentanti, mentre il Senato resta ai Repubblicani che vedono aumentare il numero di seggi.

Donald Trump è da oggi un presidente “dimezzato”: se da una parte infatti si troverà un Senato ancora più repubblicano che lo sosterrà con maggiore forza e lo difenderà dalla eventuale richiesta di impeachment annunciato dai democratici, dall’altra dovrà affrontare una Camera dei Rappresentanti ostile alle sue politiche che potrebbero così essere, in parte, bloccate. Il Senato, tuttavia, ha un ruolo più incisivo sulla politica nazionale rispetto alla Camera, avendo anche il potere di nominare tutte le maggiori cariche dello stato oltre a poter bloccare la messa in stato di accusa del presidente.

Gli scandali che hanno coinvolto Trump, la sua aggressività sul piano internazionale, il suo linguaggio estremo e diretto, il movimento femminista che ha riempito piazze e mobilitato i social, non sono bastati ai democratici per recuperare i voti necessari per conquistare anche il Senato e l’attesa “onda blu”, paventata dai sondaggi, non c’è stata. I dem crescono ma pagano l’assenza di un leader carismatico e di un partito coeso. Oggi i democratici americani sono fortememte divisi tra l’area più moderata, ma perdente nelle urne, e quella più radicale che invece è stata più convincente per gli elettori nelle sfide di Midterm.

LA CAMPAGNA DI TRUMP

L’economia americana cresce, la disoccupazione è ai livelli minimi e le ricette economiche dell’era Trump iniziano a dare buoni frutti. Eppure l’intero dibattito elettorale è stato occupato dai tweet del presidente, dalla sua retorica sempre più accesa rivolta ai temi dell’immigrazione. Ha parlato di un “attacco ai confini degli Stati Uniti” e promesso l’invio di migliaia di soldati come argine ai migranti. Temi e toni che hanno motivato ancora una volta la sua base bianca, rurale e conservatrice.

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LE SFIDE PIU’ ATTESE

Tra i risultati più attesi, c’è stato quello del Texas, dove il democratico Beto O’Rourke ha sfidato uno dei big del partito repubblicano, Ted Cruz che ha vinto dopo un lungo testa a testa. In Florida, il repubblicano Rick Scott ha sconfitto il democratico Bill Nelson, in una sfida all’ultimo voto. In Vermont è stato rieletto Bernie Sanders, il contendente di Hillary Clinton per la nomination democratica nel 2016. In Massachusetts è stata rieletta Elizabeth Warren, considerata tra i papabili candidati democratici alla presidenza nel 2020. Nel Congresso americano entrano per la prima volta due musulmane, ex rifugiati e molte donne del movimento femminista anti-Trump e la più giovane deputata di sempre: tanti nuovi volti, ritratto della nuova America.

IL VOTO PER I GOVERNATORI

Si è votato anche per i 36 Governatori. In Florida è stato eletto Ron De Santis, un “falco” sostenuto con forza da Donald Trump. In Georgia ha vinto il repubblicano Brian Kemp. L’Illinois è passato dai repubblicani a un governatore democratico, J.B Pritzker. Confermato il democratico Andrew Cuomo a New York. In Colorado è stato eletto il primo governatore gay dichiarato, il democratico Jared Polis. Sorpresa nel Kansas, dove ha vinto la democratica Laura Kelly.

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