Nel 36% delle grandi imprese italiane è già una realtà. Lo smart working è una modalità di lavoro flessibile che consente al dipendente di lavorare, per un periodo di tempo concordato col suo capo, da una postazione diversa dall’ufficio. Si lavora di solito da casa, con un consistente risparmio di tempo, denaro e stress. L’idea è quella di andare incontro alle specifiche esigenze di alcuni lavoratori, come le mamme, ma non solo. Ovviamente senza rinunciare alla qualità della prestazione che deve comunque essere garantita. Lo smart working o lavoro agile è stato regolato, in Italia, con una legge (la n. 81 della Gazzetta Ufficiale) approvata lo scorso maggio dal Senato. Il lavoro agile viene definito una “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro”.

Gli smart worker, in Italia, sono 305 mila, pari all’8% del campione sondato a livello nazionale e che comprende impiegati, quadri e dirigenti. Si tratta di una percentuale in aumento sia rispetto al 2016 (5%) che rispetto al 2013 (3%).

L’ultima moda però arriva dagli Stati Uniti. Se lavorare da casa da soli può essere alienante, il nuovo modello – che inizia a farsi strada anche in Europa – si chiama workation. Così, lavorare viaggiando non è più un’utopia. Arriva l’ufficio globetrotter, condiviso. C’era una volta la cultura del posto fisso, mandata in pensione dalle nuove tecnologie, dalle gig economy, dal mondo delle start up, ma anche da un mercato del lavoro sempre più precario.

Per chi lavora dal pc, andare in ufficio non è poi così necessario se quel che conta è il risultato da raggiungere. Per realizzare il workation sono nate diverse agenzie. Come We Roam che offre un anno all’estero, ogni mese in una nuova città dove poter vivere e lavorare. L’agenzia offre una casa in cui vivere, uno spazio in co-working e garantisce una comunità di 20 – 30 persone che hanno lo stesso obiettivo. Basta avere 2 mila euro al mese e un lavoro. La selezione è rigida e chi cerca solo una vacanza viene respinto. Gli inventori di questa start up affermano che perfino fenomeni come Trump o la Brexit possono rappresentare un’opportunità. Con il nuovo inquilino della Casa Bianca, ad esempio, metà millennials americani non escludono di andare via dal proprio Paese e – anche per loro – il workation può essere un’opzione. Unsettled è un’altra piattaforma che fornisce tutti gli strumenti necessari e risolve anche le pratiche burocratiche come visti ed altro. Il tutto per una spesa mensile tra i 2mila e 2.600 euro al mese. Pochi però sono impiegati, la gran parte sono imprenditori, creativi o lavoratori che decidono di concedersi un anno sabbatico. Le destinazioni? Da Città del Capo a Barcellona e Buenos Aires. Certo, concentrarsi viaggiando non è facile, ma secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, tra i lavoratori agili, il 50% si dice pienamente soddisfatto delle modalità di organizzazione del proprio lavoro (contro il 22% degli altri). E – si sa – più si è felici, migliore sarà la qualità del lavoro svolto.