Catanese l’uno ed ennese l’altro, Carmelo e Mauro – in arte Karma B. – lavorano insieme dal 1995, prima in Sicilia e poi a Roma. Oltre vent’anni sul palcoscenico tra performance, spettacoli, cinema, con incursioni nella scena notturna internazionale. Non solo drag queen, performer o direttori artistici: la storia dei Karma B è fatta di tanta ironia, estro e creatività. Dopo Muccassassina, celebre serata lgbt romana, arrivano sul palco del Gorgeous I Am (ora Giam) e del Gay Village, poi le notti del Pervert di Milano, Londra, Ibiza e il Messico. Sperimentano il nudo, le acrobazie che sfidano la gravità, i loro spettacoli sono un’esplosione ironica e mai banale di musica, teatro e cabaret contemporaneo fuori dagli schemi, ma sempre raffinato e glamour.
Giovedì 6 dicembre tornano sul palco di Largo Venue a Roma con Haus of Karma, il loro ultimo progetto che spazia dal cabaret al canto, dalla stand-up comedy alle performance. I Karma B., padroni di casa, condurranno lo show con le loro ospiti.

Perché avete scelto di chiamarvi Karma B e come nasce il vostro incontro artistico?
Karma B è la fusione dei nostri nomi (Carmelo e Mauro) e la B che è la seconda lettera dell’alfabeto (2, come noi). Quando abbiamo messo tutto assieme, ci è sembrato il modo giusto di presentarci. Ci siamo noi, c’è la parola Karma nel senso spirituale del termine, e c’è la B che rappresenta il “doppio”, tema a cui siamo molto legati.

Cosa significa per voi essere drag queen?
La drag è una figura prima di tutto politica e solo dopo artistica. È politica sfidare il genere maschile travestendosi, è arte utilizzare tutta la nostra creatività per rendere questa creatura una cosa “bella”. Ed è una forma di espressione letteralmente infinita, puoi essere e fare tutto quello che ti passa per la testa.

Haus of Karma è il nuovo salotto della Capitale che celebra la cultura drag. Di cosa si tratta e cosa ci farete vedere?
Haus of Karma è nato dall’esigenza di dare voce alle drag (e alle figure femminili) che nel mondo della notte e nel mondo in generale sono poco rappresentate o vengono utilizzate con dei grossi limiti di espressione e creatività. Per cui sul palco di Largo Venue vedrete delle artiste libere, che hanno scelto i propri pezzi, i propri monologhi, le proprie parole. Noi facciamo solo da catalizzatori e registi, ma non limitiamo o imponiamo nessuna esibizione. C’è una bella atmosfera di libertà.

Quali saranno i vostri prossimi progetti?
Nel 2019 ci vedrete in teatro, sul web con un progetto di video molto divertente, in tv e in tournèè con Dive Divine, il nostro show “classico”.

Nei vostri spettacoli vi occupate praticamente di tutto, dalla scrittura alla realizzazione degli abiti. È  ciò che fate con K.B. Project?
Esattamente. Abbiamo trasferito tutta la nostra esperienza come drag e l’abbiamo riversata in collaborazioni con società di eventi, marchi internazionali, video musicali e styling per riviste di moda.

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C’è un artista, un gruppo o un movimento a cui vi ispirate?
Tutto ciò che è arte ci ispira e ci nutre, non potrebbe essere diversamente. Dall’arte classica a quella moderna e contemporanea, passando per moda, cinema e musica: siamo onnivori.

Siete stati i primi performers a portare in Italia il Draglesque. Di cosa si tratta?
Nel 2006 ci siamo esibiti in un locale di NY che si chiama The Slipper Room, si esibiva pure una sconosciuta Lady GaGa quasi tutte le sere lì. Loro volevano le drag, ma a patto che avessero una performance in stile Burlesque, e quindi ci siamo spogliati anche noi. Ed essendo drag, abbiamo fatto il draglesque! Ci hanno riempito di tips (mance).

23 anni sul palco, tra spettacoli, performance, sperimentazioni. Un bilancio del vostro percorso artistico? Cosa ricordate con maggior affetto?
Noi ci conosciamo da 25 anni tondi, abbiamo fatto tutti i passi della nostra carriera assieme, da ragazzini siciliani senza una precisa direzione siamo arrivati a Roma, non conoscevamo nessuno. Abbiamo praticamente “creato” noi stessi, ci siamo modellati senza avere riferimenti o particolari “aiuti”. L’unica cosa che ci ha sempre accompagnato, e che speriamo non ci abbandoni mai, è la curiosità. Quella è la chiave di tutto. Di ricordi siamo pieni, la maggior parte positivi, ma non viviamo guardando indietro.

Dai vostri esordi ad oggi, come è cambiata secondo voi, in Sicilia e in Italia, la percezione della cultura lgbt e in particolare di quella drag?
La Sicilia era un mondo strano, molto aperta al mondo drag, nonostante all’epoca si chiamasse “trasformismo”, ci ha insegnato l’arte di esibirsi ed arrangiarci in ogni situazione. Oggi grazie a Rupaul e il movimento americano le drag hanno dignità artistica al pari di altri professionisti dello spettacolo, e non sono più relegate al solo mondo dei club gay. Quello che vorremmo fare noi in Italia, e forse pian piano ci stiamo riuscendo!

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L’Italia è ancora un paese omofobo?
Non si può negare che ci sia un problema, ma il vero problema dell’Italia sono le istituzioni, che non tutelano le minoranze di alcun tipo. E non si vede all’orizzonte aria di cambiamento in positivo, diciamocelo.

Siete siciliani ma vivete a Roma da molti anni. Qual è il vostro rapporto con questa città?
Roma è uno stato d’animo, il più delle volte un “rodimento di culo”. È una frase del nostro spettacolo “A QUALCUNO PIACE KARMA”. E penso sia la frase migliore per rispondere alla tua domanda.


Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 12 anni è anche organizzatore di Amigdala, progetto di musica elettronica e cultura indipendente. Nel 2014 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale..
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