Sotto le celebri statue di piazza di Pasquino, è comparsa una lettera, che ci ha segnalato una nostra lettrice, rivolta alla sindaca Raggi e agli altri candidati sindaco alle elezioni del 3 e 4 ottobre a Roma.

Ieri, in redazione ci è giunta una mail di una nostra lettrice, che si firma Pasquina, che ci rende a conoscenza del fatto che domenica, sulla statua di Pasquino e di due altre statue parlanti romane, sono comparsi dei volantini colorati con una lettera rivolta alla Sindaca Virginia Raggi. Il testo riprende lo stile delle classiche Pasquinate rivolte ai potenti di turno.
Per chi non conoscesse la storia di Pasquino e delle statue parlanti di Roma, la statua di Pasquino è un frammento di un’opera in stile ellenistico, risalente probabilmente al III secolo a.C., danneggiata nel volto e mutilata degli arti, rappresentante forse un guerriero greco. Fu ritrovata nel 1501 durante gli scavi per la pavimentazione stradale e la ristrutturazione del Palazzo Orsini (oggi Palazzo Braschi), proprio nella piazza dove oggi ancora si trova (allora detta piazza di Parione ed oggi piazza di Pasquino). Secondo le prime interpretazioni, si ritenne che fosse impiegata per l’ornamento dello Stadio di Domiziano, oggi coperto dalla piazza. La ristrutturazione, di cui si occupava anche il Bramante, fu eseguita per conto dell’influente cardinale Oliviero Carafa; il prelato, che si sarebbe stabilito nel prestigioso palazzo, insistette per salvare l’opera, da molti ritenuta invece di scarso valore, e la fece sistemare nell’angolo in cui ancora si trova, applicandovi lo stemma dei Carafa ed un cartiglio celebrativo.

Presto si diffuse il costume di appendere nottetempo al collo della statua fogli contenenti le cosiddette Pasquinate, satire in versi, dirette a pungere i personaggi pubblici più importanti. Ogni mattina le guardie rimuovevano i fogli, ma ciò avveniva sempre dopo che erano stati letti dal popolo. In breve tempo la statua di Pasquino divenne fonte di preoccupazione, e parallelamente di irritazione, per i potenti presi di mira dalle pasquinate, primi fra tutti i papi.

Diversi furono i tentativi di eliminarla e fu Adriano VI (ultimo papa “straniero” prima di Giovanni Paolo II), durante il suo breve e controverso pontificato (1522-1523), che tentò di disfarsene, ordinando di gettarla nel Tevere. Fu distolto quasi in extremis dai cardinali della Curia, che intravidero il pericolo e la possibile portata di un simile “attacco” alla congenita inclinazione alla satira del popolo romano. Anche Sisto V (1585-1590) e Clemente VIII (1592-1605) tentarono invano di eliminare la scomoda statua.

Verso dopo verso, Pasquino era di fatto asceso ad un rango di specialissimo antagonista della figura papale, simboleggiando il popolo di Roma che punteggiava coi suoi commenti gli eccessi di un sistema col quale conviveva con sorniona sufficienza.

Di seguito, riportiamo il testo che abbiamo ricevuto.

Cara Virginia,
vergine regina.
Er tempo tuo è passato.
Rassegnate, lo scettro nu te sarà ridato.
Vero che hai a che fare co dei personaggi che tutto sembreno tranne che saggi.
Uno che si viene eletto sindeco de Roma si trasferisce in culonia.
N’artro che ha tanti dei quei finanziatori che dovremmo essere cornuti come tori, pe nu capì che de noi romani je frega meno che de lavasse le mani.
Poi c’è quello che sembra na brava persona, nu fiata, nu parla e c’ha meno carattere de un manico de scopa.
Poi ce stanno li candidati non vip, quelli meno famosi che nu c’hanno li sordi della mamma de Carletto, ma che se meritano lo stesso rispetto.
Ce sta er liberale, e er gay amicale,
l’ex autista comunista, l’urbanista comunista, e la dottoressa comunista, perché tra galli e galline che canteno, sia mai na vorta che s’accordeno.
E poi ce sta na novità, la rivale de sua maestà.
I media la snobbeno e certo, vajelo a spiegà a sti quattro rozzi, che le case dei mafiosi le ha abbattute la Lozzi.
E poi, che Famo?
Tutti dovrebbero ammette de ave’ detto mezze verità,prima de tutte sua maestà.
Ora dico solo, non pe dispetto, spero che la par condicio ce dia er giusto rispetto.
La parola deve esse data a tutti, perché se no volevo li insulti.
Daje a tutti, e co educazione a tutte,
romani e romane,
gente che abita a Roma,
nu ve fate pija pe’ culo,
sempre co la stessa storia.
So tutti boni a fa campagna elettorale coi sordi der Comune o co lo stipendio da parlamentare,
invece de stare ar posto loro a lavorare.
Date er voto a chi la gente la ascorta e la capisce, no a snob e radical chic, che c’hanno l’oro e penseno solo a li cazzetti loro!