Dallo scorso 20 gennaio Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Sono passati poco meno di 10 giorni eppure sono già numerose le leggi e gli ordini che Trump ha firmato finora. Il neo presidente pare stia “facendo sul serio”, attuando tutte le promesse fatte in campagna elettorale. Sullo sfondo c’è un’America sempre più divisa che lo scorso sabato 21 gennaio è scesa in massa in piazza per protestare contro le politiche del tycooon.

“L’America prima di tutto”: i muri, le leggi e i primi atti del presidente.
L’ordine più discusso è l’ultima stretta sui migranti. Trump ha bloccato il programma di accoglienza per i profughi generando il caos in molti aeroporti nei quali sono stati bloccati centinaia di richiedenti asilo. Per “tenere fuori dall’America i terroristi”, per 3 mesi non ci sarà nessun ingresso per qualsiasi cittadino libico, iraniano, iracheno, somalo, sudanese e yemenita. La chiusura delle frontiere verso i 6 paesi ha destato critiche da tutti i leader mondiali, da destra a sinistra. E nelle ultime ore 16 procuratori generali si sono schierati contro la stretta sui migranti dichiarandola “incostituzionale” perché “la libertà religiosa è un principio fondamentale per l’America”. Il provvedimento ora rischia quindi di essere bloccato mentre migliaia di manifestanti hanno assediato nelle ultime ore New York e la Casa Bianca. Anche Mitch McConnell, leader della maggioranza repubblicana al Senato, ha criticato il provvedimento. Per l’Onu il bando è “illegale e meschino”. Angela Merkel lo ha definito una “mossa ingiustificata”. Per Hollande bisogna “rispettare il principio dell’accoglienza”. Per Boris Johnson è “divisivo e sbagliato” e per la Lega Araba è “preoccupante”. E fuori dagli Stati Uniti resterà anche il regista iraniano Farhadi che non potrà partecipare alla cerimonia degli Oscar.

Altri due provvedimenti che stanno dividendo l’opinione pubblica americana e mondiale sono l’uscita degli Usa dal Trans-Pacific Partnership e la costruzione del muro con il Messico che sarà finanziato dai dazi doganali del 20% sui prodotti messicani esportati negli Stati Uniti. Il Messico ha già promesso ritorsioni attraverso il boicottaggio dei beni e dei prodotti americani. Trump ha inoltre promesso espulsioni più facili per gli immigrati irregolari e ha annunciato che nel 2017 potranno entrare negli Stati Uniti solo 50 mila rifugiati.

Un ordine firmato dal presidente che sta suscitando indignazione tra laici e democratici è la “Mexico City Policy”, nota anche come “Global Gag Rule”, che taglia i fondi per le ONG fuori dal territorio americano che praticano e promuovono aborti. A istituirlo era stato Ronald Reagan durante una conferenza a Città del Messico nel 1984. Tutti i presidenti democratici lo hanno bocciato. La norma non si applica alle organizzazioni all’interno del territorio americano, ma cambia il modo in cui queste operano all’estero.

Un altro ordine firmato da Trump riguarda il Dakota Access, un oleodotto che sarebbe dovuto passare dalla riserva Sioux di Standing Rock, e che ha incontrato enormi resistenze. Con quest’ordine Trump invita l’USACE – la sezione dell’esercito USA specializzata in ingegneria e progettazione – a rivedere il progetto e ad approvarlo il prima possibile.

Sta causando timori e preoccupazioni anche l’ordine contro le “sanctuary cities” ovvero le città che hanno scelto di non considerare reato l’immigrazione clandestina, per offrire rifugio a chi rischia la deportazione. Ora rischiano di subire un sostanziale taglio dei fondi. Sono oltre 400, tra cui la città di Denver che rischia di perdere 175 milioni di dollari in fondi federali.