Rimbalza dagli Stati Uniti alla Cina, dal Pakistan all’Arabia Saudita, varcando con estrema facilità i continenti. È una lotta che non accenna a fermarsi quella delle donne che rompono il silenzio sulla violenza del patriarcato. Ed ora il movimento #MeToo conquista l’America Latina.

È una forma di ribellione planetaria contro l’oppressione che afferma il diritto alla dignità per tutte e per tutti. Lanciato poco più di vent’anni fa negli Stati Uniti, l’hashtag #MeToo è stato ideato per una campagna di denuncia da Tarana Burke. Attivista americana nera e direttrice di un campeggio, la Burke ha raccontato alla CNN: “Dopo aver ascoltato le violenze subìte da una ragazzina da parte del patrigno, mi resi conto che dovevo agire per aiutare le giovani donne nere, sopravvissute ad abusi, assalti e sfruttamento.” Nacque così il movimento “#MeToo” in difesa delle donne violate.

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Ventuno anni dopo, il 15 ottobre 2017, l’attrice Alyssa Milano ha usato l’hashtag #MeToo dopo aver commentato con un’amica il racconto di Ashley Judd, pubblicato sul New York Times, in cui denunciava un’aggressione subìta nel 1997 da parte del produttore Harvey Weinstein. A far da cassa di risonanza è stata poi l’attrice italiana Asia Argento, anche lei vittima di violenze dal produttore americano, e tante altre donne del cinema e della cultura.

La rivista Time ha premiato il movimento MeToo come persona dell’anno del 2017 perché ha rappresentato “il cambiamento sociale più veloce che si sia visto in decenni, nato con atti individuali di donne e anche di alcuni uomini”. Oggi il movimento sta facendo passi da gigante anche in Sud America. Dal Cile al Nicaragua, dal Brasile al Messico, arrivano finalmente risultati concreti, dalle aule di giustizia alle università.

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In Cile sono stati un terremoto mediatico i casi che hanno coinvolto il famoso opinionista televisivo Fernando Villegas e Juan Pablo Càrdenas, noto professore di Giornalismo presso la Universidad de Chile, allontanati entrambi dai loro posti di lavoro perché accusati di molestie. Nonostante la cultura storicamente machista in un paese che ha vissuto la dittatura non troppo lontana di Pinochet, la protesta delle donne è stata strutturata e travolgente.

In Brasile è nato uno dei primi #MeToo del mondo, lanciato con l’hastag #MeuPrimeiroAssedio dopo che il protagonista di una popolare telenovela era stato accusato di molestie da un’attrice: solo nei primi 5 giorni ha raccolto 82mila tweet di denunce. Con lo slogan #EleNao (“lui no”), le marce femminili hanno invaso le città di tutto il paese. Le promotrici speravano di scongiurare la recente elezione a presidente di Jair Bolsonero, il cui programma di destra radicale prevede passi indietro per le donne.

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Tra i paesi con il maggior numero di reati contro le donne c’è il Perù, dove da giugno oltre 600 docenti condannati per stupro hanno perso il lavoro. Nel paese, i femminicidi sono quadruplicati dal 2009; a commetterli sono per il 90% mariti o ex compagni delle vittime. A Lima è nata la prima associazione del Sud America contro le molestie sessuali, il Paremos el Acoso Callejero; fondato nel 2011, ha oggi più di volontarie tra psicologhe e avvocate e 80mila follower.

In Colombia, el Observatorio contra el Acoso Callejero è nato nel 2013 e, all’inizio, le fondatrici erano state minacciate di morte e loro i loro follower uomini erano sbeffeggiati come maricones (omosessuali). Ma i tempi cambiano ed oggi è un attivissimo movimento contro la vuolenza del patriarcato.
In Nicaragua, centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza lo scorso aprile per manifestare contro il governo autoritario di Daniel Ortega e della moglie Rosario Murillo, potentissima vice presidente. Il governo Ortega ha vietato l’aborto che prima era legale. La protesta si è estesa nelle università e nelle carceri, dove in tante hanno denunciato abusi, stupri e torture.


Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 12 anni è anche organizzatore di eventi di musica elettronica e cultura indipendente. Nel 2014 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale..