È fondamentale vaccinare anche ‘gli ultimi’, più esposti e meno protetti, ma i pochi aiuti continuano ad arrivare, soprattutto dal volontariato.

Chi vive in Italia ma proviene dai Paesi extra-Ue ha diritto – almeno sulla carta – alla vaccinazione, ma accedervi è quasi impossibile. Il motivo? «Le piattaforme regionali per l’adesione alla campagna vaccinale prevedono l’inserimento di dati che immigrati e senza fissa dimora non posseggono. Come il codice fiscale e il numero di tessera sanitaria. Ciò rende di fatto impossibile per questi soggetti fare richiesta per i vaccini», ha spiegato poco tempo fa a Fortune Health Gianfranco Costanzo, direttore sanitario dell’Inmp, l’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà.

Si tratta di oltre 700 mila persone secondo l’Inpi, a cui si aggiungono diverse migliaia cosiddette senza fissa dimora, gli homeless.

Il problema di accesso ai vaccini pare essere di natura esclusivamente organizzativa: agli immigrati irregolari presenti da oltre tre mesi in Italia o ai richiedenti asilo ma non ancora provvisti di documentazione attestante la loro condizione, viene rilasciata la tessera di Stranieri temporalmente presenti (Stp), che dovrebbe garantire l’accesso alle prestazioni sanitarie urgenti o essenziali, tra cui sono comprese le vaccinazioni. Al problema dei ritardi sull’aggiornamento del device, per tanti si aggiunge anche la difficoltà a registrarsi: la non conoscenza dell’italiano e il non possedere device e connessione rappresentano due barriere d’accesso fondamentali. Questa situazione, riferisce l’Inmp, «è stata segnalata al ministero della Salute che ha inviato una nota alle Regioni, ma tutto resta al momento irrisolto».

Foto © M.Jorjoson – Unsplash

A migranti e senza fissa dimora non resta, dunque, che affidarsi agli aiuti degli operatori del terzo settore: il volontariato italiano anche in questo sta facendo tanto. Come in Lombardia dove, con la collaborazione delle Ats e della sanità militare, somministrano i vaccini anche realtà che offrono assistenza ai senzatetto. Qui si somministra il siero Johnson&Johnson che è monodose ed evita di dover effettuare richiami. Nei campi del ragusano, invece, Emergency continua a vaccinare i migranti che lavorano nella raccolta dei pomodori. A Foggia intanto Coldiretti ha avviato a luglio le vaccinazioni dei braccianti, le cui aziende agricole hanno fatto richiesta: nel Ghetto Out – Casa Sankara di San Severo, sono stati 220 solo nella prima giornata. I lavoratori extracomunitari, nel foggiano, occupano quasi un terzo della manodopera richiesta, con oltre un milione di giornate di lavoro. Un mondo di invisibili, più esposti e meno protetti.

Ahmedi Echi, responsabile del progetto di Emergency di supporto psicologico e assistenza sanitaria ai braccianti in Sicilia, ha spiegato all’Ansa: «In tutta Italia sono circa 500.000 i cosiddetti “invisibili” a cui finora non è stato garantito il diritto al vaccino. Nella fascia costiera della provincia Iblea vivono molti lavoratori agricoli e braccianti, provenienti perlopiù da Marocco, Tunisia, Romania e Albania, che risiedono spesso in case abbandonate, insediamenti informali o vecchi magazzini agricoli adibiti ad alloggi e che, a causa della mancanza di documenti, oppure della lontananza o degli orari prolungati di lavoro, hanno forti difficoltà ad accedere ai servizi sanitari della zona. Se vogliamo davvero uscire da questa pandemia, dobbiamo fare tutto il possibile per vaccinare anche queste fasce di popolazione più vulnerabili».