Con oltre il 60% della popolazione vaccinata, Israele esce dalla pandemia: riaprono ristoranti, palestre, concerti e da domenica 18 aprile non è più obbligatorio indossare la mascherina all’aperto.

“Festeggiamo una nuova indipendenza”: per le strade d’Israele si torna a camminare senza l’uso della mascherina, che da domenica 18 aprile non è più obbligatoria negli spazi aperti, dopo oltre un anno dall’entrata in vigore della restrizione. Nel giorno in cui è caduto l’obbligo, il Paese ha registrato solo 82 nuovi positivi al Covid19, un calo del 97% rispetto al picco di gennaio. Gli ospedali intanto si svuotano e i morti sono ormai poche unità, tutti tra i non vaccinati. Israele si avvia dunque all’uscita dalla pandemia, primo nel mondo. Un risultato reso possibile grazie all’ottimo andamento della vaccinazione di massa contro il coronavirus: il 61% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 57% ha ricevuto anche la seconda dose. 

Già da fine marzo, il governo di Tel Aviv ha disposto la riapertura delle scuole con l’avvio della quarta fase e il graduale ritorno alla vita pre-Covid, grazie anche al Green Pass, il certificato vaccinale che consente a chi lo abbia ricevuto di svolgere tutta una serie di attività attualmente precluse o fortemente limitate nelle altre nazioni.

Tel Aviv. Foto © A.Jang – Unsplash

Tra le misure in vigore già da marzo, la capienza dei ristoranti è stata portata al 75% all’interno e fino al 100% all’esterno. Sono tornati i concerti, gli eventi culturali e il pubblico negli stadi. Da giorni la gente si riversa per le strade, riempie i locali, i cinema ed i centri sportivi.

Tel Aviv. Foto © Y.Lutsky – Unsplash

Israele incassa oggi i risultati di una campagna vaccinale che ha dato forza a un Paese che ha subìto tre duri lockdown nell’ultimo anno. Il governo ha puntato su una campagna programmata prima ancora che i farmaci fossero approvati, ha mobilitato al meglio il sistema sanitario e ha stabilito le priorità giuste per abbattere ricoveri e decessi, dando la precedenza ad anziani e fragili. Tel Aviv ha stretto accordi con Pfizer-Biontech con largo anticipo rispetto all’Unione Europea, ma soprattutto pagando le dosi al triplo del prezzo corrisposto dall’Ue. Il governo ha inoltre portato avanti, sui social e nel Paese, una battaglia contro le fake news che hanno alimentato i movimenti no vax, molto presenti nella comunità araba, tra le giovani donne spaventate dal rischio di perdere la fertilità (una bufala smentita da tutti gli studi), ma soprattutto tra gli ultra ortodossi, in parte convinti dal confronto che l’esecutivo ha condotto con i rabbini sulle vaccinazioni. Il caso israeliano è considerato oggi un modello da seguire, soprattutto dai Paesi dell’Unione, e il Medio Oriente ora guarda al futuro.