L’esercito israeliano ha ritirato la gran parte dei suoi soldati dal Sud di Gaza, ma l’operazione serve a preparare la «prossima missione a Rafah». Intanto cresce il dissenso in Israele: oltre cento mila in piazza a Tel Aviv hanno chiesto le dimissioni di Netanyahu.

La Redazione

A sei mesi dall’inizio della guerra Israele è sempre più isolato e senza un piano preciso su come porre fine ai combattimenti. Probabilmente anche in seguito alle pressione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il governo di Netanyahu ha deciso di ritirare, nella notte tra sabato e domenica tutte le truppe delle 98esima divisione del suo esercito dal sud della Striscia di Gaza, cioè il grosso delle truppe presenti nell’area. Resta nell’area la brigata Nahal, composta da alcune migliaia di soldati, che servirà a mantenere il controllo del “corridoio Netzarim”, la strada che divide la Striscia di Gaza. Le truppe ritirate operavano nella zona di Khan Yunis. Un ufficiale israeliano ha detto al quotidiano Haaretz: «La 98esima divisione ha smantellato le brigate di Hamas a Khan Yunis e ha ucciso migliaia di suoi membri. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo qui».

La guerra, però, è tutt’altro che finita. Il governo israeliano intende ancora attaccare Rafah, l’ultima città della Striscia di Gaza non occupata dall’esercito, dove si sono rifugiati 1,3 milioni di palestinesi. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha minacciato Netanyahu di far cadere il governo se rinuncerà ad invadere Rafah.

Foto: Emad el Byed – Unsplash

A sei mesi dal 7 ottobre del 2023, il giorno del brutale attacco con cui i miliziani di Hamas hanno massacrato circa 1.200 israeliani, i morti palestiensi sono oltre 32mila. Finora, Israele non ha raggiunto nessuno dei suoi due obiettivi, cioè quello di distruggere Hamas e di riportare a casa tutti gli ostaggi, oltre 250, rapiti dal gruppo il 7 ottobre.

Le proteste in Israele

Si moltiplicano, intanto, le manifestazioni in diverse città di Israele per chiedere la liberazione degli ostaggi e invocare le dimissioni del premier Benyamin Netanyahu ed elezioni anticipate: nelle ultime ore centomila persone sono scese in piazza a Tel Aviv, secondo gli organizzatori, un numero che non si vedeva dalle proteste anti governative del sabato sera prima della guerra. La polizia ha usato la forza per allontanare i manifestanti e quattro persone sono state arrestate, mentre un uomo anziano è stato travolto da un cavallo degli agenti.