Non solo l’Olocausto degli ebrei. La Giornata della Memoria, il 27 gennaio, ha celebrato anche gli stermini dimenticati: il genocidio dei rom sinti, degli omosessuali, dei disabili e dei dissidenti politici.
La Redazione
Anche quest’anno, il 27 gennaio, nella Giornata della Memoria, il mondo ha commemorato le vittime dell’Olocausto: i sei milioni di ebrei assassinati nei campi di sterminio nazisti. Tuttavia, accanto a questa tragedia immensa, vi sono altri stermini che spesso restano in ombra, dimenticati o sottovalutati nella narrazione storica: i genocidi che hanno colpito i Rom e i Sinti, gli omosessuali, le persone con disabilità e i dissidenti politici. Sono centinaia di migliaia di vittime meno visibili nei libri di storia, ma che meritano la stessa attenzione per comprendere appieno la portata dell’orrore del nazifascismo e per preservare una memoria collettiva più completa e giusta.
Il genocidio dei Rom e Sinti: il Porrajmos
Il Porrajmos, o “divoramento”, è il termine con cui le comunità Rom e Sinti definiscono il genocidio subito durante il nazifascismo. Si stima che tra 220.000 e 500.000 persone siano state sterminate nei campi di concentramento e sterminio, una percentuale drammatica dell’intera popolazione Rom europea dell’epoca. Considerati “inferiori” per la loro etnia, i Rom e i Sinti furono perseguitati, privati dei loro diritti civili, deportati e sottoposti a esperimenti medici. Auschwitz-Birkenau ospitava una sezione specifica, lo “Zigeunerlager”, dove famiglie intere venivano sterminate. Nonostante il riconoscimento ufficiale di questo genocidio sia avvenuto solo decenni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il Porrajmos resta spesso marginale nelle commemorazioni ufficiali, contribuendo a un’ingiustizia storica e a un oblio che perdura ancora oggi.

La persecuzione degli omosessuali
Tra le categorie perseguitate dal regime nazista vi erano anche gli omosessuali, considerati una minaccia alla “purezza razziale” e alla morale pubblica. Dal 1933, con l’intensificazione della politica di repressione, circa 100.000 uomini furono arrestati in base al paragrafo 175 del codice penale tedesco, che criminalizzava l’omosessualità maschile. Di questi, almeno 50.000 furono condannati, e tra 5.000 e 15.000 furono deportati nei campi di concentramento, identificati dal triangolo rosa che portavano sulla divisa. Nei campi, gli omosessuali subirono brutalità particolari: venivano isolati, sottoposti a esperimenti medici e spesso usati come capri espiatori dagli altri prigionieri. Questa storia è stata a lungo ignorata, e solo di recente si è iniziato a riconoscere il trauma di questa persecuzione.
Lo sterminio dei disabili: l’Operazione T4
L’Operazione T4 rappresenta uno degli aspetti più agghiaccianti del progetto nazista di eugenetica. Tra il 1939 e il 1945, oltre 200.000 persone con disabilità fisiche o mentali furono uccise in nome della “purificazione razziale”. Le vittime includevano bambini e adulti considerati “indegni di vivere”: venivano sterminati attraverso gas, iniezioni letali o lasciati morire di fame. L’Operazione T4 fu una sorta di laboratorio per i metodi di sterminio di massa che sarebbero stati successivamente applicati nei campi di concentramento.
I dissidenti politici e religiosi
Tra le vittime del nazifascismo vi furono anche migliaia di dissidenti politici: comunisti, socialisti, anarchici, cattolici, testimoni di Geova e altre persone che si opponevano al regime. Furono arrestati, torturati e spesso uccisi per aver osato sfidare l’ideologia totalitaria.
I dissidenti politici erano marchiati con triangoli rossi e venivano considerati una minaccia per l’ordine del regime. La loro memoria è un simbolo di Resistenza e di lotta per la libertà, un esempio di coraggio in un’epoca dominata dalla paura e dall’oppressione.