Da almeno 24 ore non si parla d’altro. Sui social, nelle chiacchiere tra amici, nei post dei leader di ogni partito. La 69esima edizione del festival di Sanremo è stata vinta da Mahmood con “Soldi.” Il 27enne ha vinto nonostante il televoto (che valeva il 50 percento del voto complessivo) fosse a favore di Ultimo. Mahmood ha trionfato grazie al voto della giuria d’onore (che valeva il 20 percento) e a quello della sala stampa (che valeva il 30 percento), entrambi a suo favore.
Non entriamo nel merito del meccanismo di votazione scelto dagli autori (ben spiegato in questo articolo di Ernesto Assante su La Repubblica). Quel che appare surreale ai nostri occhi è come, anche questa volta, gli haters dei social e i sovranisti della politica italiana abbiano dato il peggio di sé. Come un mantra è partito il refrain del complotto, la retorica delle élite (in questo caso, stampa e giuria di qualità) contro il popolo (dei televotanti). Tutto questo perché Mahomood è nato e cresciuto a Milano, ma il padre è di origini egiziane. Tanto basta per far indignare gli ultrareazionari di casa nostra.
Mahomood è italiano come tutti noi. Ma per tanti nostri connazionali, è molto difficile da capire.
A dare il via alle polemiche, le più stupide che le recenti edizioni di Sanremo ricordino, è stato il vicepremier Matteo Salvini.
#Mahmood…………… mah…………
La canzone italiana più bella?!?
Io avrei scelto #Ultimo, voi che dite?? #Sanremo2019 pic.twitter.com/jpflaSLF7c— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 10 febbraio 2019
A Matteo Salvini ha fatto da eco, Maria Giovanna Maglie, l’ultima beniamnina dei sovranisti italiani che presto condurrà la striscia serale dopo il Tg1 che fu di Enzo Biagi. Cita addirattura Maometto e il meticciato.
Un vincitore molto annunciato Si chiama Maometto, la frasetta in arabo c’è, c’è anche il Ramadan e il narghilè, e il meticciato è assicurato. La canzone importa poco, Avete guardato le facce della giuria d’onore? #Sanremo2019
— Mariagiovanna Maglie (@mgmaglie) 10 febbraio 2019
Un “giornalista” del Giornale, nel suo tweet, ha perfino citato la parola “immigrato” contro “l’italiano proletario di San Basilio” (il cantante Ultimo): la vecchia tattica salviniana del tutti contro tutti è sempre vincente. Per la stampa di ultradestra, in cui verità e menzogna sono allegramente capovolte, nessuno si indignerà, né tantomeno l’ormai inutilissimo Ordine dei Giornalisti.
#Mahmood giornalisti, pariolini e montenapoleini (giuria di “qualità”) cioè piddini, votano l’immigrato contro il plebiscitato dagli italiani, l’italiano proletario di San Basilio. Per fortuna nelle elezioni non c’è una giuria di qualità.
— Marco Gervasoni (@marco_gervasoni) 10 febbraio 2019
Come da copione, il tutto ha dato fiato al peggio della rete.
Ovviamente se Mahmood si fosse chiamato semplicemente Alessandro (il suo nome reale) nessuno avrebbe battuto ciglio. Così come nessuno ha mai polemizzato contro Malika Ajane, anche lei italiana ma di padre marocchino. Ma il suo nome non ricorda la cultura araba e, per lei, nessun idiota ha mai scomodato le èlite, Maometto, meticciati e pariolini.
Ndr: mentre scriviamo, Mahmood è al 1° posto su Spotify, Apple Music e iTunes.