Per ora non ci sarà alcuna elezione presidenziale. Il capo dello stato venezuelano Nicolas Maduro ha respinto domenica sera l’ultimatum di diversi Paesi europei che gli intimavano di organizzare una nuova tornata elettorale. Maduro si è detto pronto a convocare nuove elezioni parlamentari, ma non quelle presidenziali perché non mostrerà “codardia di fronte a pressioni” da parte di coloro che chiedono la sua partenza. Per la ministra francese per gli Affari Europei, Nathalie Loiseau, si tratta di una farsa. Sabato scorso, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Olanda e Regno Unito hanno annunciato che avrebbero riconosciuto il leader dell’opposizione Guaidó come presidente ad interim, se entro otto giorni non ci fosse stata la convocazione di un nuovo voto sulla presidenza. Ed oggi lo hanno riconosciuto come legittimo presidente. “Un’ingerenza” per Mosca che continua invece a sostenere Maduro.

Con il rifiuto dell’ultimatum, si aggrava la crisi che da molti mesi travolge il Venezuela.

In foto: Juan Guaidó

Due settimane fa, Juan Guaidó, il capo dell’assemblea nazionale di Caracas, il parlamento dominato dall’opposizione, si è proclamato presidente davanti a migliaia di sostenitori. Guaidó ha 35 anni ed è noto già dal 2007 quando guidò le proteste studentesche contro Hugo Chavez. Oltre agli Stati Uniti e Canada, ha il sostegno di molti paesi d’Europa e di Luis Almagro, il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani che riunisce 35 Paesi delle Americhe. Al suo fianco si sono schierati Brasile, Perù, Ecuador, Costa Rica, Argentina, Colombia, Paraguay e Messico.
Bolivia, Turchia e Russia continuano a sostenere invece Nicolàs Maduro.

Il governo italiano non si è schierato con Guaidò e l’Italia è stato l’unico Paese Ue che si è astenuto, con i voti degli eurodeputati M5s, Lega e Pd,  sulla proposta svedese al Parlamento europeo per il suo riconoscimento.  La linea del governo l’ha espressa il ministero degli Esteri: “L’Italia ribadisce la sua massima preoccupazione per gli ultimi sviluppi in Venezuela. A tal fine si ricorda che l’Italia non ha mai riconosciuto le elezioni presidenziali tenutesi nel maggio 2018 e ribadisce la necessità di indire quanto prima nuove elezioni presidenziali.

Il Venezuela ha così, in questo momento, due presidenti e la situazione è di stallo.  Intanto Donald Trump non esclude l’intervendo armato e dice: “Uso della forza? È un’opzione”.

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PROTESTE E SCONTRI: IL PAESE NEL CAOS

A Caracas e in altre città, le proteste vanno avanti da giorni, nelle piazze e nelle strade. Il numero dei morti non è certo: sono stati 14 solo il primo giorno, con oltre 280 persone arrestate. I manifestanti protestano per “ristabilire la Costituzione”, con uno slogan di obamiana memoria: “Sì, se puede”. Nicolàs Maduro, 56 anni, è al potere dal 2013 quando successe a Hugo Chavez.

Proteste per le strade di Caracas.

Il Venezuela è oggi un paese dilaniato, sconvolto da una crisi economica e politica senza precedenti. L’inflazione al 27.000%, la misera, la repressione del dissenso hanno portato circa 2,3 milioni di venezuelani a lasciare il paese. È la peggior crisi migratoria di sempre.
Ogni protesta è repressa dalle autorità. Sono tanti gli oppositori uccisi negli scontri. Molti sono stati arrestati con l’accusa di essere terroristi. Il rapporto di Amnesty è durissimo e parla di violenze e torture nelle carceri. “In Venezuela il dissenso non è consentito. Le autorità paiono non darsi limiti nell’applicazione di una miriade di tattiche legali per punire chi esprime opinioni diverse dalle posizioni ufficiali del governo“, ha dichiarato Erika Guevara Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty International.