Prima il blitz armato in diretta tv, poi gli scontri nelle strade con almeno dieci morti: così i narcos stanno cercando di terrorizzare il Paese. Il presidente Noboa ha dichiarato lo stato di emergenza e il coprifuoco.

Di Marta Foresi

Il Paese sudamericano è stato messo sotto scacco dai narcotrafficanti dopo l’evasione di due boss criminali. Da oltre 24 ore si trova in uno stato d’emergenza e rischia di cadere in una situazione di guerra civile. Il presidente Daniel Noboa ha imposto il coprifuoco e, nella giornata di martedì 9 gennaio 2024, ha dichiarato lo stato di “conflitto armato interno”.
Le forze armate e la polizia ecuadoriane dovranno cercare di riportare la pace e l’ordine nazionale, contrastando i gruppi armati di narcos soprattutto nella città portuale di Guayaquil, centro delle violenze.

Gli scontri causati dalle bande criminali hanno portato alla morte di almeno 10 persone, a saccheggi di centri commerciali, alla distruzione di automobili per strada. Il caos è iniziato con l’irruzione di un commando armato in uno studio televisivo del canale TC Television di Guayaquil durante una diretta. L’attacco è stato sventato, i 13 criminali colpevoli arrestati e gli ostaggi liberati.

Guayaquil. Foto: Unsplash

La popolazione è stata invitata a rimanere in casa per evitare di subire qualsiasi tipo di violenza, visto che i narcos hanno assaltato commissariati, università e centri commerciali anche con lo scopo di ottenere degli ostaggi.

Sul Corriere della Sera, Roberto Saviano ha così descritto il caos nel Paese: “In Ecuador sta accadendo ciò che tutti gli osservatori si aspettavano accadesse, prima o poi, in Sudamerica: un narcogolpe. Un disordine confuso, non pianificato, solo alimentato con il passaparola, con parole d’ordine su TikTok e Instagram: create disordine, sparate a caso, sequestrate la città, impedite che la vita si svolga in modo regolare. Per quanto regolare possa essere la vita a Quito. E così pusher, pali, affiliati si sono trasformati in narcoguerriglieri. L’obiettivo del narcogolpe non è prendere il potere, ma terrorizzare il Paese, ristabilire la propria supremazia sul governo e costringerlo alla negoziazione. Negoziare sulla libertà di José Adolfo Macías «Fito», capo del cartello egemone in Ecuador, Los Choneros, e negoziare sul potere dei cartelli che si ritengono i veri sostenitori del governo e da questo traditi.”