La Commissione Europea ha bocciato la legge voluta dal premier Orbàn perché “viola i diritti fondamentali degli individui e i valori dell’Unione Europea”: l’Ungheria dovrà rispondere alla Corte di giustizia dell’Ue.

Il governo ungherese, guidato da Viktor Orbán, nel 2021 ha approvato una legge che vieta di affrontare temi legati a omosessualità, identità di genere o cambio di sesso in contesti pubblici frequentati da minori.
La Commissione Europea, tuttavia, ha deciso che la legge viola “i diritti fondamentali degli individui (in particolare delle persone LGBTQI)” e “i valori dell’Unione Europea”, un’area in cui tutte e tutti dovrebbero essere trattati allo stesso modo. Così, la Commissione ha rimesso da pochi giorni l’Ungheria al giudizio della Corte di giustizia dell’Unione Europea, che garantisce il rispetto dei trattati fondativi UE. Le spiegazioni fornite in merito dal Parlamento ungherese non avrebbero placato le preoccupazioni della Commissione.

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I diritti della comunità LGBTQIA+ sono in pericolo non solo in Ungheria, ma anche in altri Stati dell’Unione: basti pensare alle zone “LGBT-free” istituite nel 2020 in Polonia e poi dichiarate fuorilegge.

La decisione rappresenta un segnale importante dall’Ue nei confronti della politica ultraconservatrice e repressiva di Orbán, ma anche di tutta l’ala di estrema destra che in Europa minaccia di abolire libertà e diritti umani e civili.

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