Da Mosca alla Siberia, da Berlino a Londra, in migliaia hanno aderito all’appello lanciato dalla vedova di Navalny per contestare le elezioni farsa di domenica in Russia.

Di Marta Foresi

Il ‘Mezzogiorno contro Putin’ è stata la protesta indetta da Alexei Navalny già prima della sua morte, avvenuta lo scorso 16 febbraio nella colonia penale di Kharp. Poi è stata la vedova del leader dell’opposizione, Yulia Navalnaya, a rilanciare la manifestazione chiedendo ai russi contrari al regime di Putin di recarsi ai seggi alla stessa ora. Così, in migliaia hanno aderito e si sono presentati al voto alle 12, in molti seggi soprattutto nel centro di Mosca, ma anche in altre città come San Pietroburgo e ad Erevan, capitale dell’Armenia, dove si sono trasferiti molti russi scappati dal Paese subito dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
A Kazan, nel seggio del dipartimento di fisica dell’Università di stato, la polizia in borghese ha respinto giovani studenti dell’ateneo che si erano presentati a mezzogiorno per protestare contro Putin, chiedendo loro di tornare dopo un paio d’ore: 23 di loro sono stati arrestati. L’iniziativa di protesta ha riscosso adesioni anche in molte città della Siberia, come Vladivostok, Novosibirsk, Omsk e Irkutsk, lo ha reso noto l’entourage del team Navalny.
L’iniziativa ‘Mezzogiorno contro Putin’ ha registrato tante adesioni soprattutto all’estero, con le lunghe file presso le ambasciate e i consolati russi, come quello di Berlino dove la vedova di Navalny è stata accolta dagli applausi.