Hadi Damien, organizzatore del Beirut Pride, è stato arrestato durante la seconda edizione della manifestazione. L’anno scorso il Pride (che abbiamo raccontato qui) aveva riscosso molto successo. La capitale libanese è infatti da sempre, nonostante le tante problematiche politiche, una delle città più tolleranti e libere del Medio Oriente.

Hadi Damien, cosa è successo?
Il Pride era già iniziato da qualche giorno e non vi erano stati problemi. La sera del mio arresto eravamo ospiti della Zoukak Theatre Company. Avevamo organizzato una lettura di una commedia tradotta in arabo, un dibattito e successivamente una festa. Qualche minuto prima dell’inizio della lettura, i membri dell’Ufficio di Censura della Sicurezza Generale sono entrati nel teatro informando gli organizzatori che la lettura non poteva aver luogo perché l’Ufficio di Censura non aveva approvato il testo. La direzione di Zoukak ha ricordato all’Ufficio che avevano chiesto l’approvazione della censura e che loro avevano risposto che una semplice lettura non ha bisogno di approvazione. La polizia però non ha voluto sentire ragioni. Mentre le forze dell’ordine facevano i loro controlli, ho ricevuto alcune telefonate in cui mi chiedevano un incontro il giorno successivo alla stazione di polizia per alcune domande. Tuttavia, meno di mezz’ora dopo, hanno preso d’assalto teatro e mi hanno portato alla stazione di polizia di Hbeish per un rapido interrogatorio.

Credits foto: Beirut Pride.

Poi cosa è successo?
Lì sono stato informato che avrei passato la notte in detenzione, in attesa di un interrogatorio. Ero in una cella costruita per ospitare non di più di cinque detenuti in cui vi erano ben trentotto persone, ho trascorso la notte sul pavimento. Per fortuna nessun altro partecipante o organizzatore del Pride è stato arrestato. Mi hanno interrogato il giorno successivo. La polizia mi ha mostrato una versione araba del programma del Beirut Pride. Si trattava di una traduzione scorretta di alcuni eventi del programma ufficiale, modificato in modo sensazionalistico per dare un’impressione di dissolutezza e immoralità. Per dimostrare che il programma era stato modificato ad arte ho chiesto di accedere al sito web www.beirutpride.org e confrontare gli eventi scritti in arabo con quelli visualizzati sul sito web e sui social media del Beirut Pride. Ho quindi evidenziato come la traduzione araba non corrispondesse al testo ufficiale, che era in inglese e francese, le lingue in cui si studia in Libano. Ho chiarito i dettagli di ogni punto, prima che firmassi la mia dichiarazione in cui spiegavo quale fosse il vero scopo del Beirut Pride.

La polizia ti ha quindi rilasciato?
Il procuratore generale di Beirut ha deciso di cancellare tutti gli eventi del Beirut Pride in programma nel mese di maggio. Per quanto riguardava la mia posizione mi sono state offerte due alternative. Se desideravo essere liberato, dovevo fornire alle autorità un documento di residenza ufficiale per poter essere raggiunto nel caso di un processo e firmare un documento in cui mi impegnavo a rispettare la sentenza del procuratore generale di Beirut che annullava il Pride. Altrimenti sarei stato ufficialmente detenuto e sarei stato accusato di aver organizzato eventi che incitano alla dissolutezza e all’immoralità. L’avvocato mi ha consigliato di seguire la prima opzione e sono stato liberato. In entrambi i casi, la decisione del procuratore generale di Beirut di cancellare tutti gli eventi, sarebbe stata comunque fatta rispettare e quindi la mia detenzione era in ogni caso inutile. Il Beirut Pride non aveva motivo di essere cancellato. Tutto era adeguatamente organizzato, rispettando la legge.

Credits foto: Beirut Pride.

Le recenti elezioni politiche, dopo anni in cui non si tenevano, hanno influenzato la scelta di arrestarti e proibire il Beirut Pride?
Non so, le elezioni e anche il mio arresto sono troppo recenti, è ancora presto per dirlo.

Durante la campagna elettorale avevate incontrato molti politici e sembrava che si fosse aperto un dibattito sul tema dei diritti Lgbt.
Per più di tre mesi, avevamo incontrato, come Beirut Pride, molte personalità politiche dei partiti tradizionali, come dei nuovi, per parlare dei diritti Lgbt. Molti esponenti politici si sono detti d’accordo con noi. Quattro sono stati eletti in parlamento, ma ce ne sono molti di più, che pur non avendo preso posizioni ufficiali, sono comunque sensibili alla nostra causa.

Credits foto: Beirut Pride.

Continuerai a organizzare il Beirut Pride?
Non abbiamo creato il Beirut Pride per sospenderlo al primo problema. Le nostre iniziative continueranno come sempre. Lo stesso fatto che da due anni il Pride venga organizzato in Libano è già un bel progresso. Si tratta di un’iniziativa pubblica che parla dei problemi e dei diritti del mondo Lgbt in modo chiaro e diretto, senza alcuna scorciatoia. Le iniziative e i dibattiti che organizziamo, in cui si toccano temi sensibili per la società, come la religione, la politica, l’idea di famiglia e perfino le imprese private, sono la chiave del successo del Beirut Pride. Per fortuna la società libanese sta cambiando velocemente e gli omosessuali sono sempre più visibili nella sfera professionale, accademica e sociale. Ciò nonostante le discriminazioni che toccano i gay in Libano sono ancora tantissime e dipendono dalla classe sociale, dal livello educativo della famiglia e dallo status professionale. Questo non vuol dire però che in Libano non esistano degli strati sociali in cui i gay dichiarati possano vivere liberamente la loro vita. Anzi questi spazi di libertà stanno aumentando.

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Di Luca Fortis
Giornalista professionista, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Cattolica di Milano. Un pizzico di sangue iraniano e una grande passione per l’Africa e il Medioriente. Specializzato in reportage dal Medio Oriente e dal Mediterraneo, dal 2017 vive a Napoli dove si occupa di cultura e quartieri popolari e periferici.