Nuovo appuntamento con le produzioni teatrali della scuola Teatro Azione: al Teatro Brancaccino di Roma, è in scena fino al 13 Marzo (con repliche dal giovedì alla domenica), Misura per misura, celebre black comedy di William Shakespeare affidata alla regia di Valentino Villa.

Nove gli ex allievi diplomati dalla scuola, scelti per questo progetto attraverso il quale Teatro Azione (con i suoi corsi che hanno dato natali ad alcuni dei volti più noti del cinema italiano come Elio Germano, Carolina Crescentini, Maya Sansa, Valentina Carnelutti, Andrea Di Stefani) costruisce un ponte tra il percorso di studi e l’ambito professionale, permettendo ai giovani attori di confrontarsi con una forte firma autoriale e con un ampio apparato produttivo che coinvolge professionisti e punti di riferimento della scena contemporanea italiana. Abbiamo parlato dello spettacolo con il regista, attore e docente, Valentino Villa.

Cosa è Teatro Azione e come nasce lo spettacolo Misura x Misura?
Teatro Azione, fondata nel 1983 da Cristiano Censi e Isabella Del Bianco, persegue tre linee fondamentali: una scuola di recitazione per la formazione di attori professionisti, la ricerca di nuove drammaturgie e forme di spettacolo, un laboratorio per lo sviluppo della persona e della comunicazione. Ogni anno Teatro Azione costruisce un ponte tra il percorso di studi e l’ambito professionale selezionando alcuni dei migliori ex allievi diplomati per confrontarsi con una firma autoriale e con un ampio apparato produttivo che coinvolge professionisti e punti di riferimento della scena contemporanea italiana. Quest’anno nove allievi (Tommaso Arati di Maida, Daniele Bianchini, Alessandro Castiglia, Dario Guidi, Gabriele Pestilli, Adele Pani, Indri Qyteza, Francesco Rizzo, Serena Sansoni) costruiscono con me Misura per Misura di William Shakespeare.

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Perché questo testo di Shakespeare?
È la prima volta che affronto un testo shakespeariano. Come regista mi sono spesso occupato di testi di autori contemporanei come Pinter, Lagarce, Katja Brunner. Poi proprio quest’anno con gli allievi dell’Accademia D’Arte Drammatica Silvio D’Amico ho messo in scena Peccato Fosse Puttana di John Ford. Ho scelto quindi di rimanere nel teatro elisabettiano. Due testi differenti eppure entrambi molto attuali nel loro essere affresco dell’ipocrisia  e della violenza della morale quando legata ad un esercizio di potere. Un tema particolarmente esplicito in Misura Per Misura, dove sesso, potere e morale religiosa si legano esplicitamente in un susseguirsi di ricatti ed ipocrisie.

Come è stato affrontato?
Mi piace affrontare gli autori e i loro testi nella loro originalità. Il testo è stato quindi tagliato ma non modificato. Cerco il contemporaneo nell’allestimento e nell’essere presenti degli attori e in una sorta di incontro e scontro con un eleganza classica, una compostezza disturbante, che arrivi lentamente smascherando senza colpi di scena ma con la perversione dell’incubo, la violenza insita al testo. Così con Francesco Mari, lo scenografo di questo lavoro, abbiamo pensato ad un ufficio, che diviene elegante bordello, in cui il protagonista della storia, il luogotentente Angelo, chiamato a sostituire il Duca Vincenzo, esercita il suo potere. L’immagine dello spettacolo è poi completata da altre due figure di grande esperienza e talento: Maria Sabato, per i costumi e Raffaella Vitiello, per le luci. Tutto ciò che accade in questa stanza potrebbe essere effettivamente proiezione di una sua fantasia, di un suo fantomatico esercizio di potere. Angelo costruisce una dittatura morale, chiude i bordelli, punisce e sanziona la libertà sessuale, ma presto le sue stesse pulsioni e i suoi stessi desideri smascherano il suo essere ipocrita. Dalle maglie del testo di Shakespeare così emerge anche una riflessione, certamente indiretta, su una visione adolescenziale o post-adolescenziale della vita da parte della mente o della coscienza, il desiderio di una effimera perfezione attraverso il sacrificio della libertà e il mascheramento del proprio io. Una visione quanto mai attuale se pensiamo a tutti i fatti intorno al DDL Cirinnà, tra Family Day, confusione tra culturale e naturale, tra morale religiosa, rappresentata da personaggi più che contraddittori, e libertà laica.

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Che lavoro è stato fatto con gli attori ex diplomati?
Ho lavorato con gli attori anche insieme a Marco Angellili che, con grande sapienza, si è occupato dei movimenti, dei loro corpi, del loro stare in scena all’interno di un disegno. La parola shakesperiana è una parola difficile, al contempo astratta e concreta, così definita e così ambigua. Inoltre la mia regia complica maggiormente il lavoro degli attori poiché, non rincorrendo una drammaticità palese richiede un continuo esercizio di presenza, la capacità di sovrapporre piani emozionali e linguistici differenti, pur permanendo all’interno di un immagine fotografica o pittorica, spesso statica. Questa è sicuramente una sfida per gli attori. Ma anche per me. È un esercizio che credo sia stato accolto e affrontato al meglio.

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