Dal 24 al 27 novembre, Art Days Campania porta l’arte contemporanea a Napoli, Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. In programma, anche i progetti ‘Quartiere Latino’ ed ‘Exit Strategy’.

In questi giorni si tiene la seconda edizione di Art Days Campania, una manifestazione nata dall’idea e dall’impegno delle curatrici Valeria Bevilacqua, Martina Campese, Raffaella Ferraro e Letizia Mari con l’obiettivo di creare un circuito culturale che colleghi diverse città campane all’insegna dell’arte contemporanea. Organizzata dall’Associazione Attiva Cultural Projects, Art Days Campania 2022 si terrà dal 24 al 27 novembre, coinvolgendo le città di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta e Salerno.
Napoli nell’ultimo decennio è diventata una delle capitali dell’arte contemporanea italiana.
In particolare, nel Rione Sanità e nella zona di via Carbonara, hanno aperto molti studi d’arte, sopratutto di artisti emergenti. È nata una rete di giovani artisti che amano collaborare tra loro e connettersi con i quartieri di cui sono diventati non solo parte integrante, ma veri e propri ambasciatori. Due delle realtà più interessanti sono il Quartiere Latino e il progetto Exit Strategy, che nasce da un’idea di alcuni artisti che hanno gli studi nel Rione Sanità. Sabato 26 novembre, Exit Strategy, dalle 14 alle 17, ospiterà nel Rione Sanità una serie di site specific, mentre dalle 18 in poi, si terrà la terza edizione di Quartiere Latino.
Abbiamo incontrato Nicola Vincenzo Piscopo, fondatore di Quartiere Latino, e Lucas Memmola e Marta Ferrara di Exit Strategy.

Nicola Vincenzo Piscopo, mi parli di Quartiere Latino, il progetto che hai fondato?
Il progetto nasce un anno fa, sentivo la necessità di creare un archivio del
contemporaneo che diventasse una mappatura degli studi d’artista in città, mediante la realizzazione di opere site-specific negli ambienti di un palazzo napoletano.
Mi è venuto spontaneo pensare subito al condominio che ospita l’Atelier Alifuoco, lo studio che condivido con altri tre artisti, Lucia Schettino, Maria Teresa Palladino, Francesco Maria Sabatini. Il nome dell’Atelier nasce dal cognome delle anziane inquiline che hanno vissuto nella casa fino alla loro morte. Abbiamo scelto questo nome, perché nello spazio vi sono ancora molte tracce della loro presenza e il nome stesso allude alla fenice che risorge dalle proprie ceneri.
L’idea di Quartiere Latino, è quella di una collezione permanente che cresce a cadenza semestrale, valorizzando gli artisti che si nutrono della città e che ne restituiscono l’essenza nell’arte stessa. Mi sono ispirato a una storia del 1928, anno in cui dieci artisti napoletani si riunirono in una terrazza di via Rosaroll, la parallela di via Cirillo, dove si trova il nostro spazio, fondando il primo Quartiere Latino. Il loro intento era quello di associare gli studi d’arte all’insegna della cooperazione, che è quello che stiamo provando a fare insieme agli artisti riuniti nel progetto Exit Strategy.

La terza edizione di Quartiere Latino è nel programma degli Art Days, mi parli di questa scelta?
Sì, ci sembrava il modo giusto per celebrare questo primo anno di attività. Nella serata del 26 novembre, a partire dalle 18, presenteremo tre nuovi interventi.

Gli artisti che in questa terza edizione hanno realizzato le opere site-specific nel condominio, Vincenzo Rusciano, Fabrizio Cicero e Antonella Raio, come nelle edizioni precedenti, hanno pratiche e atteggiamenti artistici molto diversi tra loro. Invito gli artisti per il loro legame con il territorio e il loro essere iconici.
I loro lavori site specific dialogano all’interno del condominio di via Cirillo 18 con le opere degli artisti delle edizioni precedenti: Paolo La Motta, Clarissa Baldassarri, Andrea Bolognino, Gabriella Siciliano, Lucas Memmola. Con gli ultimi quattro artisti ho collaborato anche nel progetto Exit Strategy. La serata del 26 novembre vedrà anche Dj Ciccio Star mettere i vinili fino a tarda notte.

Com’è stata la reazione degli abitanti del condominio e del quartiere?
All’inizio gli abitanti del palazzo sembravano disinteressati, quasi pensassero che non potessimo portargli nulla. Poi con il tempo si sono accorti di quanto la presenza di queste opere d’arte nel loro condominio abbia modificato la loro quotidianità, tanto da chiederci sempre nuove opere e aiutarci quando sorgono problemi. Inoltre, alcune realtà del quartiere, come l’Antica Cantina Sepe e il ristorante e pizzeria Lombardi 1892, ci supportano e ci aiutano a finanziare la realizzazione delle opere e del condominio museo.

Lucas Memmola, mi parli di Exit Strategy?
Exit Strategy Project è nato nel periodo della pandemia come forma di resistenza artistica alla condizione di sospensione delle attività culturali in Italia. Passando davanti al cinema Arcobaleno di Napoli, rimasi colpito dalla saracinesca abbassata, piena di cartacce davanti, in un periodo dell’anno in cui normalmente avrebbe dovuto essere in piena attività. Di fronte all’amarezza che sentivo innanzi a questo triste spettacolo, mi sono chiesto come reagire.

Che idea hai avuto?
Exit strategy nasce letteralmente per cercare una via d’uscita che riportasse in vita questi spazi abbandonati a causa della pandemia. Proposi al mio amico Matteo Mirra, proprietario del cinema Arcobaleno, di utilizzare come spazio espositivo le vetrine del cinema per un mio intervento site specific. L’idea piacque così tanto che mi proposero di espanderla, oltre che all’Arcobaleno, in altri importanti cinema e teatri della città: Teatro Augusteo, Teatro Diana, Cinema Filangeri, Cinema Plaza, Teatro Sannazaro, Teatro Totò e Cinema Vittoria.

Con questo ampliamento del progetto nacque la prima edizione di Exit Strategy, a cui hanno collaborato Dafne y Selene, Serena Petricelli, Gabriella Siciliano, Collettivo DAMP, Carmela De Falco, Clarissa Baldassari, Mary Baldassarri e Andrea Bolognino, con il coordinamento di Matteo Mirra. Purtroppo, nonostante il successo del progetto, il Cinema Arcobaleno è diventato un negozio cinese, in quanto i proprietari delle mura hanno preferito affittarlo ad altri.

Quest’anno, durante gli Art Days, si tiene la seconda edizione, me ne parli?
La prima edizione fu una mostra diffusa su tutto il territorio sulla città, h24, mentre questa edizione si concentra nel Rione Sanità. Abbiamo scelto questo quartiere semplicemente perché è dove io e alcuni degli altri artisti, abbiamo lo studio.

Il nostro tentativo è quello di dimostrare che un luogo caratteristico e con un’estetica definita può essere trattato in maniera poetica senza necessariamente sfruttare le sue problematiche e difficoltà. Spesso accade che la città di Napoli venga utilizzata per tornaconti mediatici e di immagine, in uno sfruttamento negativo di stereotipi folcloristici e di contesto.

Cosa avete evitato per non cadere anche voi in questo errore?
Dopo una serie di passeggiate ed esplorazioni individuali e collettive ognuno di noi ha scelto un luogo in cui incastonare un’interferenza con il quotidiano fluire della

vita di quartiere, cercando di creare un rapporto e un dialogo con gli abitanti. Gli interventi site specific sono ospitati da realtà commerciali e spazi pubblici del quartiere senza i quali questo progetto non avrebbe senso.
Il tutto è stato ideato come un percorso a tappe, che si svolgerà dalle ore 14 alle 17 di sabato 26 novembre. I singoli visitatori, partendo da porta San Gennaro, faranno esperienza delle opere di Nicola Vincenzo Piscopo, Gabriella Siciliano, Miho Tanaka, Carmela De Falco, Andrea Bolognino e Lucas Memmola. In queste tre ore, chiunque passerà a Porta San Gennaro, potrà scoprire come trovare i sei interventi site specific. Al termine dell’esperienza, alle ore 17, ci sarà un momento di confronto collettivo nel nostro studio condiviso in via Sanità 47.

Marta Ferrara, co-curatrice e project manager di Exit Strategy, cosa ti ha appassionato di più di questo progetto?
L’energia e il forte senso di condivisione e collettività. Lavorare accanto ad artisti emergenti che condividono con me intenti e posizioni rispetto alla produzione artistica e culturale a Napoli è uno stimolo costante e generativo. Exit Strategy è stata anche l’occasione di approfondire il mio e il loro rapporto con lo spazio urbano, attraverso progettualità diverse, ma accomunate dalla volontà di dialogo con la cittadinanza. Credo anche che questo progetto possa essere un modo per avvicinare pubblici diversi ai linguaggi dell’arte contemporanea, solitamente relegati allo spazio museale. Exit Strategy, come Quartiere Latino, è un progetto che si fa nella relazione, ed è questo che mi entusiasma. Seguire la ricerca e la produzione dei singoli interventi mi sta permettendo di avvicinarmi a sguardi diversi sul reale della nostra città.

artdaysnapolicampania.com 
exitstrategyproject.com

Foto copertina: Antonio Battiniello


Di Luca Fortis
Giornalista professionista, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Cattolica di Milano. Un pizzico di sangue iraniano e una grande passione per l’Africa e il Medioriente. Specializzato in reportage dal Medio Oriente e dal Mediterraneo, dal 2017 vive a Napoli dove si occupa di cultura e quartieri popolari e periferici.