Il re ha affidato al socialista l’incarico di formare il nuovo governo, dopo il fallimento del popolare Feijóo. Ora Sánchez dovrà trovare un accordo con gli indipendentisti catalani.

Di Marta Foresi

A due mesi dalle elezioni politiche che hanno visto l’inattesa sconfitta dell’ultradestra di Vox e la clamorosa rimonta del presidente uscente, il socialista Pedrò Sánchez, la scorsa settimana Alberto Núñez Feijóo, leader del Partito popolare, si è visto negare per la seconda volta la possibilità di formare un governo. Con 172 sì, 177 no e un voto nullo, il parlamento spagnolo ha bocciato la fiducia. Ad avere votato a favore sono stati: Pp (137), ultradestra di Vox (33), Coalición Canaria (1) e Union del Pueblo Navarro (1). A votare contro sono stati: Psoe (121), sinistra di Sumar (31), Esquerra Republicana de Catalunya (7), Junts per Catalunya (7), EH Bildu (6), Partito nazionalista basco (5) e Blocco nazionalista gallego (1).

Il re di Spagna, Felipe VI, ha incaricato il premier uscente che ha tempo fino al 27 novembre per ottenere la fiducia. Sánchez ora dovrà trovare un accordo con Junts per Catalunya, partito nazionalista catalano che per un sostegno a Sanchez ha posto due condizioni: l’amnistia al loro leader storico Carles Puigdemont e la celebrazione di un referendum per l’indipendenza della Catalogna. Per la prima richiesta i socialisti si sono detti disposti a negoziare, mentre sulla seconda assolutamente no.


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