Il 13 maggio 1978 entrava in vigore la legge 180, anche chiamata “Legge Basaglia”. Chiudevano così i manicomi, grazie al lavoro dello psichiatra Franco Basaglia che diede vita al Movimento per il superamento degli istituti psichiatrici. “La cosa importante è che abbiamo dimostrato che l’impossibile diventa possibile”: è in questa frase il senso della legge che quaranta anni fa ha rivoluzionato la psichiatria nel nostro Paese.

“Giorno dopo giorno, anno dopo anno, passo dopo passo, disperatamente trovammo la maniera di portare chi stava dentro fuori e chi stava fuori dentro”. Così scriveva Basaglia nel 1979, un anno dopo l’entrata in vigore della legge.
In realtà, solo venti anni dopo, tra il 1994 e il 1999, si è arrivati all’effettiva abolizione dei manicomi con il “Progetto obiettivo” e solo nel 2015 sono stati chiusi gli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), istituiti nel 1975 a sostituzione dei manicomi criminali. Al loro posto sono state aperte le Rems, Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza dopo che una commissione parlamentare di inchiesta aveva accertato le condizioni di estremo degrado di questi istituti.

Con la chiusura dei manicomi, lo Stato restituiva la dignità a migliaia di persone che per anni hanno vissuto in vere e proprie prigioni, subendo umiliazioni, violenze, elettroshock. Venivano internate le persone “affette per qualunque causa da alienazione mentale” e gli istituti svolgevano un ruolo di controllo sociale. Tra i ricoverati vi erano anche gli omosessuali e, nel periodo fascista, i dissidenti. Il pretesto della pazzia serviva per colpire le persone ribelli, soprattutto le donne che avevano atteggiamenti considerati trasgressivi. Si calcola che, dalla loro istituzione, siano transitati nei manicomi 20 milioni di italiani.

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LE CURE PSICHIATRICHE OGGI

Il panorama dell’assistenza, in questi anni, si è completamente trasformato, ma non mancano le criticità. La legge demanda alle Regioni l’organizzazione dei Dsm, i Dipartimenti per la salute mentale. Il ricovero da obbligatorio è diventato volontario, lasciando comunque la possibilità del trattamento sanitario obbligatorio negli ospedali generali. “Uno dei problemi resta la carenza di personale: quello dei Dsm è di 29.260 unità, sotto lo standard di 1/1500 abitanti. Gli operatori dipendenti dovrebbero essere circa 40mila. Inoltre i fondi sono insufficienti“, spiega al Corriere della Sera Massimo Cozza, coordinatore del Dipartimento salute mentale (Dsm) ASL Roma 2, il più grande in Italia. Un altro aspetto critico riguarda la cura dei più giovani: in Italia ci sono solo 325 posti letto di neuropsichiatria infantile e solo un terzo dei ragazzini che hanno bisogno di un ricovero riescono ad usufruire realmente di questo reparto.




Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 12 anni è anche organizzatore di eventi di musica elettronica e cultura indipendente. Nel 2014 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale..