Il governo Conte non nascerà. La mediazione in extremis tra il professore e il presidente della Repubblica è fallita. Il premier incaricato ha rinunciato dopo il faccia a faccia di un’ora con il capo dello Stato. Il nodo da sciogliere era il nome di Paolo Savona, ministro dell’Economia in pectore, per le sue posizioni critiche nei confronti dell’euro e delle istituzioni europee. In mattinata, aveva provato a rispondere alle accuse di antieuropeismo ma la contrarietà di Mattarella è rimasta. Luigi di Maio e Matteo Salvini non hanno accettato di proporre un altro nome, espressione della maggioranza di governo composta da Lega e M5S, come proposto dal presidente della Repubblica.
Dopo i colloqui al Quirinale, Giuseppe Conte ha rinunciato all’incarico di formare il governo, ringraziando “il Presidente della Repubblica e gli esponenti delle due forze politiche per aver indicato il mio nome”. La crisi istituzionale è esplosa, potentissima, poco dopo, in diretta Tv.

Questa mattina però il capo dello Stato Mattarella ha conferito l’incarico di formare il nuovo governo a Carlo Cottarellil’ex commissario alla spesa pubblica durante il governo Letta. Nel totoministri figurano nomi come Cantone, Pajno, Severino, Tronca. Cottarelli ha detto: “Mi presenterò al Palarmento con un programma che presenti la legge di bilancio e porti il paese alle elezioni all’inizio del 2019 in caso di fiducia o dopo agosto in caso di sfiducia”. La maggioranza parlamentare è quasi impossibile che possa essere trovata, poiché solo il Pd ha annunciato, finora, che voterà a favore. L’ipotesi di nuove elezioni, forse il 9 settembre, è sempre meno lontana.

IL DISCORSO DI MATTARELLA

Sergio Mattarella, domenica in conferenza stampa, ha spiegato quanto accaduto, affermando di aver lavorato per far nascere il governo Conte e sottolineando che fra i suoi doveri c’è anche quello di “essere attento ai risparmi degli italiani”. “Io devo firmare i decreti per le nomine dei ministri assumendone la responsabilità istituzionale, in questo caso il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non ha subito né può subire imposizione“, ha detto. 

DI MAIO: “IMPEACHMENT”. SALVINI: “AL VOTO”.

Luigi Di Maio è stato il più duro di tutti. Dalla piazza di Fiumicino ha accusato: “La scelta di Mattarella è incomprensibile. La verità è che non vogliono il M5s al governo, sono molto arrabbiato ma non finisce qui”. Poco prima, in una intervista telefonica a Fabio Fazio a “Che tempo che fa” su Rai1, aveva detto: “Prima attiviamo l’articolo 90 (la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica, ndr) e poi si va al voto, perché bisogna parlamentarizzare questa crisi”. Sulla richiesta di impeachment si è dichiarata d’accordo anche Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, mentre si è dissociato Matteo Salvini che, da Terni, ha detto: “Noi ce l’abbiamo messa tutta. Qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di non aver fatto nascere un governo pronto e, soprattutto, dovrà spiegarlo “a 60 milioni di italiani”.

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PD E FI CON MATTARELLA

In difesa del Colle è arrivata una nota di Silvio Berlusconi: “Il M5s che parla di impeachment è come sempre irresponsabile”. Per Matteo Renzi: “Minacciare Mattarella è indegno”. Stessa linea per Gentiloni (“Nervi saldi, ora salviamo il Paese”) e per il segretario, Maurizio Martina: “Passaggio drammatico, consiglierei a Di Maio e Salvini di misurare le parole”.

LA GUERRA DEI SOCIAL

Come sempre, anche sul caso Savona-Mattarella, la rete si è divisa. In decine di migliaia hanno postato commenti di solidarietà ed elogi al capo dello Stato con l’hastag #IoStoConMattarella. Tanti altri, invece, hanno attaccato il presidente evocando lo spettro del golpe, la fine della democrazia e non sono mancati i tanti, soliti haters della rete con post vergognosi che hanno perfino auspicato per il Capo dello Stato la stessa sorte del fratello, ucciso dalla mafia. Minacce condannate da tutti i partiti e leader.