Ciò che sappiamo finora sul Covid-19 lo abbiamo letto e ascoltato tante volte in questi giorni. Come ci si ammala, quali sono i sintomi e a chi rivolgersi: sono domande a cui la scienza oggi sa già dare una risposta. Quel che ancora non si conosce è la cura specifica contro il coronavirus né i farmaci per evitarlo. Ma a che punto è la ricerca scientifica su terapie e vaccini? Proviamo a dare alcune risposte.

Gli studi sulle terapie

La clorochina previene il virus?
In questi ultimi giorni si è parlato molto della clorochina. L’antimalarico, già somministrato negli ospedali anche italiani in regime off-label, ovvero al di fuori delle indicazioni ufficiali, divide la scienza. Per rispondere alle domande e placare le polemiche, l’università di Oxford sta avviando il più grande trial mai organizzato finora, con 40 mila medici e infermieri volontari. I test serviranno a capire se il farmaco sia in grado di curare il coronaviurs, ma anche se riesca a prevenirlo.

La speranza nell’ozonoterapia
Una speranza nella lotta contro il coronavirus arriva dall’ozonoterapia. La sperimentazione è partita ufficialmente il 5 aprile nei reparti del Policlinico Umberto I di Roma dall’intuizione al professor Fabio Araimo Morselli, direttore dell’unità operativa “Ospedale senza dolore” del nosocomio romano. Con l’ozonoterapia vengono prelevati 200 millilitri di sangue dal paziente affetto da Covid-19 che poi vengono ozonizzati con un apposito macchinario e infine reiniettati. L’ozono ha la capacità di ridurre l’infiammazione polmonare che questa malattia causa nei malati. “La procedura è semplice e replicabile in qualsiasi istituto” spiega il professor Araimo.

Al via 6 studi su farmaci in Italia
Il 30 marzo, il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli ha spiegato: “Sono stati attivati già sei studi clinici e altri due hanno avuto il parere favorevole dell’Aifa. Tra questi, il primo è promosso dall’Oms per prevenire la replicazione virale”.

La sperimentazione di Avigan e Tolicizumab
Da alcuni giorni, sono iniziati gli studi clinici su due farmaci da utilizzare contro il coronavirus. Uno è un antivirale, il farmaco Avigan, l’altro è il tocilizumab. Quanto al medicinale Avigan, le risposte non arriveranno prima di 3 o 4 settimane e tra i virologi prevale lo scetticismo. Il farmaco anti-artrite Tolicizumab, invece, grazie al dottor Paolo Ascierto e agli infettivologi del Cotugno di Napoli, oggi viene impiegato in combinazione con i trattamenti antivirali nella lotta contro il coronavirus, sui pazienti più gravi con buoni risultati.

Il “laboratorio” italiano
Vo’ Euganeo in Veneto, uno dei primi focolai in Italia, è il “laboratorio” per uno studio internazionale. In un maxi progetto europeo sono coinvolti Cineca, lo Spallanzani, Infn, il Politecnico e l’Università di Milano, la Federico II di Napoli, l’Università di Cagliari, l’associazione BigData.

Gli altri farmaci nel mondo
È di pochi giorni fa la notizia secondo cui sarebbe pronto il primo farmaco specializzato contro il Covid19: la ricerca è stata pubblicata sul sito BioRxiv dal gruppo dell’Università olandese di Utrecht guidato da Chunyan Wang. Il farmaco è un anticorpo monoclonale, specializzato nel riconoscere la proteina che il virus utilizza per aggredire le cellule respiratorie umane. Saranno però necessari mesi prima che il farmaco sia disponibile, perché dovrà essere sperimentato per avere le risposte su sicurezza ed efficacia.
Le altre cure che attualmente vengono somministrate sono la
combinazione di farmaci per l’infezione da Hiv (Aids) e altri studiati per SARS e EBOLA, il Remdesivir di Gilead. Negli ospedali si usa anche un antimalarico, la clorochina. Queste sono le cure indicate dall’Organizzazione mondiale della Sanità.
Un’altra cura è l’uso del plasma di pazienti guariti dal Covid-19, con alti livelli di anticorpi, per aiutare i pazienti gravi. Lo prevede un protocollo firmato da Asst di Mantova e altri centri regionali, con capofila il San Matteo di Pavia.

Si prova anche con la medicina cinese: i medici di Wuhan arrivati in Italia hanno portato medicinali a base di erbe. Si tratta di capsule Lianhuaqingwen che si sono dimostrate efficaci nel trattamento della Covid-19. La capsula contiene alcune piante come liquirizia, mentolo, rabarbaro, patchouli, caprifoglio, efedra, forsizia e rodiola. La rivista Nature in un articolo del 20 febbraio ha elencato tra le terapie possibili anche queste preparazioni.

Gli studi sui vaccini

Al momento non esiste un vaccino, ma ci sono nel mondo circa 50 studi in fase avanzata, ma due premesse sono necessarie e riguardano i tempi necessari (per la sperimentazione e la produzione) e i costi.  Secondo l’Oms, mediamente sono necessari 1-2 anni per arrivare alla fase finale di sviluppo di un vaccino, ma molto dipende dal momento in cui è disponibile la sequenza virale. Quanto ai costi, per Farmindustria sarebbero necessari 1 miliardo e 900 milioni di euro. La società italiana di farmacologia pone poi il problema della difficoltà a produrlo su larga scala.

L’ultima ricerca di cui si sta parlando molto in questi giorni è il vaccino-cerotto elaborato da Andrea Gambotto, ricercatore pugliese che lavora all’università di Pittsburg. Si tratta di un cerotto largo 1,5 centimetri sul quale sono presenti 400 minuscoli aghi e che va applicato sul braccio o sulla schiena. Il vaccino ha avuto risultati positivi sui topi e nel giro di due o tre mesi dovrebbe partire anche la sperimentazione umana.

Notizie positive arrivano anche dai laboratori di Pomezia dove alcuni ricercatori hanno trovato un vaccino che verrà sperimentato nel Regno Unito. “Dieci giorni fa siamo andati in produzione”, ha dichiarato il presidente della società di ricerca farmaceutica Irbm, Piero Di Lorenzo, spiegando come il vaccino sia stato creato prevalentemente dalla combinazione di altri due.

Negli Stati Uniti arriva il primo test per un vaccino anticoronavirus. I ricercatori lo hanno somministrato in via sperimentale a un volontario di Seattle, una delle aree più colpite negli Usa. Per avere risultati scientificamente validi serviranno 18 mesi, fanno sapere gli scienziati.

Anche l’azienda biofarmaceutica CureVac di Tubinga in Germania “ha già avviato il suo programma di sviluppo di un vaccino anti Covid-19 e si prevede l’avvio di test clinici a partire da giugno 2020”: è quanto si legge in una nota della Commissione Ue. Donald Trump avrebbe offerto ingenti somme per l’esclusiva sui risultati del lavoro della compagnia sul vaccino per la Covid-19.

Buone notizie arrivano anche da Israele dove i ricercatori del Galilee Reasearch Istitute (Migal) hanno parlato di “risultati scientifici importanti” tali da poter “portare alla rapida creazione di un vaccino contro il coronavirus”.

Anche la Cina ha affermato che, da aprile, intende rendere disponibili per le emergenze e per la ricerca clinica i primi vaccini contro il coronavirus. Sono otto le istituzioni del Paese all’opera. 

Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 12 anni è anche organizzatore di eventi di musica elettronica e cultura indipendente. Nel 2014 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale..