Dopo aver rimosso il premier Mechichi e sospeso le attività del parlamento, il presidente Kais Saied ha proclamato il coprifuoco dalle 19 alle 6 in tutto il Paese. La polizia ha chiuso la sede di Al Jazeer. Ancora cortei e tensioni a Tunisi.

La Tunisia è travolta da una grave crisi politica ed economica e da una drammatica ondata di contagi di Covid. Il presidente della repubblica, il laico Kais Saied, pochi giorni fa ha destituito il primo ministro Hichem Mechichi e sospeso i lavori del parlamento per trenta giorni. Il governo è sostenuto dagli islamici di Ennahda che parlano di colpo di stato, un’accusa respinta dal presidente. «Non è un golpe, verranno prese misure necessarie per salvare il Paese, chi parla di colpo di Stato dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola elementare, io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino», ha detto Saied sceso in strada tra la folla per le strade della capitale. Saied ha nominato un suo fedelissimo al vertice del ministero dell’interno e altrettanto sarebbe intenzionato a fare per i dipartimenti della difesa e della giustizia.

Lunedì, il presidente ha proclamato il coprifuoco dalle 19 alle 6 del mattino su tutto il territorio nazionale, della durata di un mese, per scongiurare disordini. I cortei e le tensioni tra le opposte fazioni però non accennano a diminuire. L’esercito è stato schierato davanti alle principali sedi politiche. Lotfi Hajji, il direttore della sede dell’emittente Al-Jazeera nella capitale tunisina, ha riferito alla stampa internazionale che la polizia ha chiuso la redazione dell’all-news araba bloccando le trasmissioni.

Tunisi. Foto © Getty Images

È la peggiore crisi politica della Tunisia dalla Primavera araba del 2011: Tunisi uscì da quelle proteste con una democrazia relativamente solida e fu l’unico Paese arabo a riuscirci. Oggi, il quadro è drammatico: il partito di governo Ennahda, di orientamento islamico moderato, non è riuscito a risolvere né la crisi economica e sociale, con il 30% degli abitanti senza lavoro, né la pandemia che continua a dilagare. Il Covid ha infatti causato 18 mila morti, in un Paese di 11,6 milioni di persone. 550 mila persone sono state contagiate e la campagna vaccinale va a rilento, con meno del 10 per cento della popolazione immunizzato. La gestione della campagna è stata talmente disastrosa che la settimana scorsa Saied ha ordinato all’esercito di prenderne il controllo.

Prima della decisione del presidente di destituire il premier, domenica in migliaia sono scesi in piazza a Tunisi, la capitale, e in altre città come Gafsa, Sidi Bouzid e Nabeul per chiedere la rimozione del governo di Mechichi e lo scioglimento del parlamento. Per la prima volta, le sedi del partito Ennahda sono state vandalizzate e in alcuni casi bruciate.

La tenuta democratica in Tunisia è fondamentale per l’Europa in un’area, quella nordafrica, governata da dittature e monarchie assolute. Ad oggi nessuna ipotesi è esclusa e il timore è che i gruppi islamici possano decidere di fermare le decisioni del presidente con la violenza. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha incoraggiato tutte le parti a impiegare “il dialogo” come unico strumento “per risolvere le controversie”. Anche il Segretario di stato americano Antony Blinken, in un colloquio telefonico, ha esortato il presidente Saied ha mantenere il dialogo aperto con tutte le parti e a “rispettare i principi della democrazia”.


Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 14 anni è anche organizzatore di eventi di musica elettronica e cultura indipendente. Nel 2014 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale..