In viaggio nella città in cui morì il poeta Virgilio, con il suo lungomare e il barocco delle chiese, e negli splendidi borghi della provincia, immersi tra le meraviglie della Valle d’Itria.

Un’antica leggenda fatta di rivalità, un falso storico che per molto tempo ha dato adito ad accesi dibattiti. Probabilmente dettati dal desiderio di egemonia di una città sull’altra, entrambe crocevia di scambi commerciali per navi ed imbarcazioni mercantili. Già, perché mentre la florida Brindisi si arricchiva, Taranto affrontava un destino poco prospero ma si ancorava alla cultura greca e ai miti ellenici di cui poteva vantarsi. E non sorprende che, quando Virgilio morì, dopo aver dedicato nelle Georgiche versi bucolici al territorio tarantino, critici ed intellettuali del posto scrissero che il poeta di Andes terminò i suoi giorni proprio lì. Ma, per uno strano caso della sorte, si spense nel capoluogo brindisino e la notizia della sua scomparsa, quasi suscitando l’invidia dei cittadini antagonisti, rimbalzò nei manoscritti falsificata da Servio con il suo “Vita Virgilii”.

Le banchine di Brindisi, affacciate sulle insenature naturali delle acque adriatiche, sono diventate uno splendido lungomare che incornicia il borgo marinaro fondendo al fascino della storia la modernità di locali trendy e movida. Aria di sale, tramonti incantati e imperdibili anche in autunno quando il clima è favorevole per le passeggiate all’aperto. A Virgilio è stata dedicata la celebre Scalinata dalla quale si possono scorgere le Colonne Romane, fortemente volute dall’Imperatore Traiano e delle quali oggi ne resta intatta solo una alta 18 metri, da ammirare sui gradini marmorei. Le “gemelle” concludevano il percorso della Via Appia. Mentre il Castello Aragonese chiamato “Alfonsino”, con il tipico colore rossastro delle pietre utilizzate per la costruzione, grazie alla luce genera meravigliosi contrasti visivi che gli appassionati di architettura e fotografia di certo sapranno apprezzare sull’isoletta di Sant’Andrea. Il porto, che ricorda nella forma la testa di un alce, approdo sicuro per pescatori e navigatori nonché fulcro dell’economia cittadina, è una delle mete più suggestive della Puglia insieme ad un’altra fortezza, il trapezoidale Castello Svevo (detto anche di Terra o il Grande per distinguerlo dall’insulare Forte a Mare), richiesto da Federico II intorno al ‘200 per contenere le invasioni nemiche. La fascia portuale interna, nel rione Casale, svela il “Monumento al marinaio d’Italia”: un gigantesco timone la cui imponente altezza di 53 metri scruta l’Adriatico, seguendone il movimento delle onde prima di proseguire nella rotta di pura fantasia.

Colonne di Brindisi. Foto © Mauro Orrico

La casa in cui nacque il poeta Virgilio, Brindisi. Foto © Mauro Orrico
In foto: le Colonne Romane; la casa in cui nacque il poeta Virgilio © Mauro Orrico

Il vivissimo centro storico è racchiuso dalle Mura aragonesi della metà del 1400 dove sono conservati i reperti archeologici delle chiese romaniche, come la Cattedrale dal tradizionale decorativismo gotico, non lontano dall’aeroporto del Salento. Qui sono custoditi ancora i resti dei mosaici tardo-medievali sul pavimento. Poi, la misteriosa Rotonda dei Re Templari o San Giovanni al Sepolcro, che riproduce fedelmente quello di Gerusalemme con la sua navata circolare edificata su una domus romana, e il chiostro con i capitelli della chiesa di San Benedetto. In origine, la città pugliese era considerata la reggia della civiltà messapica, prima di essere conquistata dai legionari dell’Impero Romano nel 276 a.C. Collegata con Roma dalla nota via Traiana, l’avvento del Cristianesimo la trasformò nella culla dell’episcopato fino ad essere invasa dal popolo dei Goti e posta, infine, sotto il dominio di Bisanzio. Differenti culture si sono alternate nel corso dei secoli, lasciando segni visibili e tangibili del loro arrivo in terra salentina. Dai Longobardi nel ‘600 ai Normanni e agli Svevi, passando alla supremazia del Regno di Napoli. Curiosità? Per circa cinque mesi, tra il 1943 e il 1944, Brindisi fu la Capitale del Bel Paese che stava per uscire devastato dal secondo conflitto mondiale.

Cattedrale, Brindisi. Foto © Mauro Orrico
Cattedrale, Brindisi. Foto © Mauro Orrico

In piazza Duomo sorgono il Museo archeologico provinciale e il Portico De’ Cateniano, oltre alla loggia del nobiliare Palazzo Balsamo. La Basilica della Visitazione, consacrata nel 1089, è stata ricostruita svariate volte. Nel quartiere di San Pietro degli Schiavoni, i ruderi romani delle residenze dell’epoca, o delle terme, fanno rivivere il passato semplicemente camminando per strada alla scoperta di tesori che sembravano perduti. Barocchismi, pinnacoli e nicchie sul tufo carparo caratterizzano la Chiesa di Santa Teresa, realizzata per opera del sacerdote Francesco Monetta nel 1670, tramutandosi nel ritrovo di culto dei monaci carmelitani. In seguito agli interventi di restauro, cominciati negli anni ’80, ed essere stata ribattezzata presidio militare nell’800, attualmente è la sede dell’Archivio di Stato. Affreschi e pitture raffigurano l’Estasi della mistica con due tele dipinte da Diego Bianchi, una delle quali è intitolata a San Giuseppe. Un quadro del ‘600, inoltre, rappresenta il Presepe e i personaggi indossano costumi popolari. Santa Maria degli Angeli, invece, fu commissionata dal Santo Lorenzo da Brindisi, ha una struttura a croce latina e fu il monastero delle suore clarisse. La facciata barocca è un tripudio di putti e motivi floreali, la porta in legno è decorata da bassorilievi che riproducono, fra i tanti, Santa Chiara e San Francesco d’Assisi. Alle spalle dell’altare maggiore c’è il dipinto “Immacolata tra gli angeli” dell’artista di scuola fiamminga Pieter de Witte.

Chiesa S.Teresa. Foto © Mauro Orrico

Porto di Brindisi. Foto © Mauro Orrico
In foto: Chiesa di S.Teresa; il Porto di Brindisi © Mauro Orrico

Spostandosi nella contrada Jaddico, il Santuario della Santa Madre, fra masserie e vigneti, è un frequentato luogo di pellegrinaggio per i fedeli. L’immagine della Vergine che abbraccia Gesù bambino, e nella mano sinistra sorregge un gallo, è venerata dai credenti poiché, secondo alcuni leggendari racconti, nel decennio dei ’60 la Madonna si manifestò attraverso alcune apparizioni. Vicino, una sorgente con la statua di Maria sembra avere poteri miracolosi, straordinarie proprietà terapeutiche e curative. San Nicola di Myra, risalente agli inizi del ‘900 per volontà dello zar Alessandro III di Russia, è una testimonianza greco-ortodossa di arte neogotica e presenta un campanile impreziosito da finestre trifore. Le celebrazioni del Corpus Domini sono un atteso e suggestivo momento di raccoglimento religioso. Un cavallo bianco sfila durante il cosiddetto “Corteo del parato”, portando in sella l’arcivescovo vestito con i paramenti sacri rigorosamente bianchi. In occasione della festa patronale, una processione marinara celebra i Santi Teodoro e Lorenzo.

Cosa visitare in provincia
Ostuni. Foto © Antonio Leo

Per immergersi nel verde, in un vasto patrimonio paesaggistico nei dintorni della provincia, la Valle d’Itria è una tappa imperdibile. Questa incantevole area della Puglia è famosa nel mondo per le centinaia di trulli, edifici conici in pietra che, sulle colline del Rione Monti di Alberobello, fungevano da rifugio per pastori ed agricoltori. Al Museo “Casa Pezzolla” si possono vedere arredi e oggetti utilizzati nelle secolari abitazioni che, sulle cime a punta, mostrano simboli talvolta legati all’astrologia e all’esoterismo. Il “Trullo Sovrano” del 1700 è stato progettato su due livelli e svetta per la sua magnificenza mentre, più a Sud, c’è ancora la Casa Rossa, una sorta di campo di prigionia utilizzato durante la guerra nel ‘40. Alberobello è nel cuore della Valle d’Itria, sul confine tra le province di Bari (di cui fa parte) e quella di Brindisi e il suo nome deriva dal latino “sylva arboris belli” che vuol dire “selva dell’albero della guerra” perché circondata da una fitta vegetazione. A pochi chilometri, nell’area settentrionale della provincia brindisina, Ostuni è colorata di bianco: osservandola dal basso, magari concedendosi un tour on the road in moto, sboccia arroccata su un’altura. Le dimore candide imbiancate dalla calce, in un dedalo di vicoli, la rendono un piccolo capolavoro architettonico paragonabile, per le sfumature cromatiche, ad una casbah arabeggiante. Viuzze pittoresche, piazzette e balconi fioriti si specchiano su un panorama spettacolare e si alternano a botteghe e laboratori artigiani per la creazione di manufatti in ceramica di cui, però, la tarantina Grottaglie è regina incontrastata. Da non perdere lo spazio museale diocesano, la cattedrale di Santa Maria dell’Assunzione e il frantoio ipogeo “Lacopagliaro”, segno della ricca produzione olearia ostunese.

Ostuni. Foto © Antonio Leo

Poco più in là, il vento del Medioevo soffia su Francavilla Fontana. L’hanno soprannominata “Città degli Imperiali” in quanto feudo dei principi che la amministrarono, governandola, per oltre 200 primavere. Lo stile baroccheggiante, le rocce carsiche che abbracciano le Murge, le maioliche- come quella secentesca dentro la sacrestia di Maria Santissima della Croce- lasciano il passo ad una miriade di chiese, fra cui quella dello Spirito Santo e dell’Immacolata, sino alle residenze aristocratiche rinascimentali e settecentesche: Palazzo Argentina, Maggi-Scazzeri e Giannuzzi-Carissimo. E, ancora, la Torre dell’Orologio del 1750 in piazza Umberto I e il fortino, cinto da un resistente cordone murario, pensato dal principe Giovanni Antonio Orsini Del Balzo nel 1450. I ritrovamenti dell’età del Neolitico, la grotta di Sant’Anna, la Porta degli Ebrei, attorno alla quale viveva la comunità ebraica, accanto alle numerose basiliche e alla cripta di San Mauro nel santuario di Sant’Antonio da Padova sono solo alcune delle bellezze di Oria, la cui fondazione nei testi di Erodoto è da attribuire ai Cretesi, che dapprima la chiamarono Hyria.

Poco prima del confine con la provincia di Bari, a Fasano sulla costa adriatica, tra gli straordinari sentieri verdi di Puglia, si apre alla vista del viaggiatore uno dei siti archeologici più celebri e visitati della regione e dell’intero Mezzogiorno. Il Parco Archeologico di Egnazia oggi custodisce straordinari reperti di epoca messapica e romana. Dell’antica città di ‘Egnathia’ oggi rimangono solo rovine. Fu centro dei Messapi posto ai confini con la Peucezia (situata più a nord), lungo la cosiddetta soglia messapica. Il suo porto veniva principalmente utilizzato per raggiungere l’inizio dalla Via Egnatia, l’antica strada di comunicazione della Repubblica romana che congiungeva l’Adriatico con l’Egeo e il Mar Nero. La città è citata da Plinio, Strabone ed Orazio, che la ricorda in una satira che narra il suo viaggio da Roma a Brindisi. Per i cospicui ritrovamenti di un determinato tipo di ceramica, ha dato il nome allo stile decorativo del IV e III secolo a.C., detto “stile di Gnatia”.

Parco Archeologico di Egnazia. Foto © Mirabilia Sistemi

Dall’immensa vallata dell’entroterra e dalle meraviglie dell’archeologia alle acque cristalline in pochi minuti, per tuffarsi con lo sguardo nell’area marina protetta di Torre Guaceto, oasi tutelata dal WWF dove vige il divieto di balneazione. Tuttavia, è una zona privilegiata per osservare l’avifauna. Fra natura e naturismo, Punta Penna Grossa, nel comune di Carovigno, è uno dei gioielli più lucenti del nord Salento. Spiagge candide, granelli di sabbia trasparenti a Torre Canne. La marina di Ostuni, sulla costa lunga circa 20 chilometri, travolge con le sue dune irregolari che, alla vista, creano un immaginario paradiso esotico.

Brindisi e la Valle d’Itria a tavola

Teatro di sapori e palcoscenico enogastronomico doc, i vitigni brindisini regalano gusto e raffinatezze per il palato con le uve Negroamaro. Il vino pregiato si accompagna bene a piatti di carne, formaggi e alle specialità di pesce grigliato o alle ricette a base di uova e cozze. Piatto tipico di Cisternino, ma diffuse in tutta la Puglia e in particolare nel brindisino e nel tarantino, le Bombette sono involtini di carne ripieni che, una volta addentati, esplodono in bocca come fuochi d’artificio. Quelle più semplici contengono prosciutto e formaggio, ma i macellai pugliesi si sbizzarriscono creandone tantissime varietà. È succoso, dolce e si presta a essere conservato a lungo il pomodoro Fiaschetto, presidio Slow Food tipico della zona di Torre Guaceto. Per gustarlo al meglio basta una bruschetta semplice e croccante, condita con l’Olio biologico di Torre Guaceto, oro giallo ricavato dalle olive Ogliarola e Cellina di Nardò degli ulivi secolari della Riserva naturale compresa tra i comuni di Brindisi e Carovigno.prodotti caseari della Valle d’Itria, dai formaggi ai latticini, dalle ricotte alle burrate, sono ormai conosciuti ed apprezzati a livello internazionale grazie alla loro qualità e genuinità.

 
Testo di Gustavo Marco P. Cipolla
Foto di Antonio Leo, Mauro Orrico

 

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