Il rapporto “Mal’aria di città 2016” di Legambiente lascia poco spazio alle interpretazioni. E i dati che emergono appaiono piuttosto allarmanti. L’inquinamento in Italia ogni anno uccide quasi 60mila italiani e costa alle casse dello Stato almeno 47 miliardi di euro. Nel 2015, 48 capoluoghi di provincia, più della metà del totale, hanno superato i limiti di legge delle concentrazioni di Pm10 misurate dalle centraline, fissati in 50 microgrammi per metro cubo per più di 35 giorni. Si tratta del numero massimo di superamenti consentiti dalla legge in un anno.
LE CITTÀ PIÙ INQUINATE D’ITALIA
Frosinone si aggiudica il triste primato di città dall’aria più inquinata d’Italia, avendo superato i limiti di legge per ben 115 giornate. Ci sono poi Pavia con 114, Vicenza con 110, e due capoluoghi di regione: Milano e Torino con 101 e 99 giornate di aria irrespirabile. Roma, con i suoi 65 giorni oltre la soglia d’attenzione, si posiziona al 25simo posto.
Oltre il Pm10, gli apparecchi verificano anche la concentrazione di Pm2,5 che a differenza del Pm10 – che ferma la sua “corsa” nei bronchioli – è in grado di penetrare nei polmoni. Si tratta di particelle le cui dimensioni non superano un quarto di centesimo di millimetro. Per legge non dovrebbe superare i 25 microgrammi al metro cubo e, almeno da questo punto di vista, la situazione appare leggermente migliore. Solo Cremona con 27, Milano e Monza con 26, hanno superato il limite annuale.
Va molto peggio per l’ozono: una città su tre ha superato il valore soglia. Nel 2014, i limiti sono stati superati in 28 capoluoghi di provincia, con Rimini e Genova in testa.
Ultimo elemento preso in considerazione è il diossido di azoto. Il riferimento è la concentrazione media annuale, che non deve superare i 40 microgrammi al metro cubo. Come invece è avvenuto in dieci città italiane, guidate da Torino (52,3), Roma (49,1) e Milano (47,7).
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LE AREE PIÙ INQUINATE E PIÙ ESPOSTE AL PERCOLO TUMORI
Lo scorso dicembre, il Ministero della Salute ha diramato una mappa che riporta 44 aree d’Italia inquinate oltre ogni limite di legge. Si tratta di aree in cui il rischio di ammalarsi di tumori è più elevato rispetto alle altre. Si calcola che in quelle più inquinate i tumori siano aumentati del 90% in soli 10 anni. Dati che espongono 6 milioni di cittadini italiani (circa 1 su 10) soprattutto al rischio di ammalarsi di cancro della tiroide e quello alla mammella, tumori che possono essere “attivati” proprio dai metalli pesanti e dagli ioni radioattivi causati dell’industria pesante o delle bonifiche mai attuate.
(La mappa delle zone più esposte al pericolo tumori)
Tra le città capoluogo di provincia a rischio, segnalate dalla mappa del Ministero, figurano Massa, Livorno, Mantova, Trieste, Bari, Brindisi, Napoli, Taranto e Crotone.
Le zone più pericolose d’Italia si concentrano nel Nord Ovest (in particolare in Piemonte, con 5 aree ad altissimo rischio), 4 zone a rischio sono presenti in Toscana, 5 in Campania e quasi tutte nella zona di Napoli, un po’ in tutta la Puglia: 4 zone a rischio, come nella Sicilia Orientale. Sono 2 le zone a rischio in Lombardia, Lazio e Sardegna. Ne hanno “solo” una invece la Val d’Aosta, la Liguria, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, le Marche, il Molise, l’Umbria e la Calabria. Le altre regioni sono considerate “immacolate”.
LE PROPOSTE PER COMBATTERE L’INQUINAMENTO
Il rapporto “Mal’aria di città 2016” di Legambiente si conclude con alcune proposte per combattere l’inquinamento. Come incrementare il trasporto su ferro, limitare la circolazione dei veicoli alimentati a gasolio, costruire nuove piste ciclabili nelle aree urbane, estendere su tutto il territorio nazionale il modello dell’Area C di Milano e stabilire per legge che tutti i proventi della sosta vengano investiti per rendere più efficiente il trasporto pubblico locale.
(Foto copertina: Unsplash – Pixabay.com)
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