Il governo ha approvato martedì il decreto Pnrr: nei consultori potranno entrare gli anti-abortisti. Per le opposizioni, è un palese attacco ai diritti delle donne. L’Ue aveva bocciato i fondi perché “non c’entrano col Pnrr”.

La Redazione

Il 22 maggio di quest’anno, la legge 194, cioè la legge che regola l’aborto nel nostro Paese, compirà 46 anni. Eppure, ancora oggi, un diritto che pareva acquisito continua ad essere sotto attacco dei partiti conservatori che sostengono il governo Meloni. Martedì, infatti, l’esecutivo ha dato il via libera ad un emendamento al decreto Pnrr, a firma di Lorenzo Malagola di Fratelli d’Italia, che apre le porte alle associazioni “per il sostegno alla maternità”. In pratica, gli antiabortisti di ProVita potranno entrare nei consultori per cercare di convincere le donne a non abortire, così come le altre realtà associative vicine all’ultradestra.

Da sinistra e dai Cinquestelle – che hanno votato contro il decreto – è scattata l’accusa: “È una minaccia alla libertà delle donne, un assist agli antiabortisti”. Secondo le opposizioni parlamentari e regionali, la norma ha l’evidente scopo di mettere in discussione la legge 194 che permette l’interruzione di gravidanza entro 90 giorni per motivi economici, sociali, di salute o familiari. Ad aggravare la situazione c’è poi il fatto che i fondi sono quelli del Pnrr.

La bocciatura dell’Ue

I fondi per finanziare i pro-life nei consultori “non hanno alcun legame con il Pnrr”. Nel dibattito sull’aborto che infiamma lo scontro politico italiano ha fatto irruzione, la scorsa settimana, anche il rilievo tecnico di Bruxelles. A parlare è stata la portavoce della Commissione europea per gli Affari economici, Veerle Nuyts.

Intanto, la crociata della destra contro i diritti acquisiti non si ferma e coinvolge anche la Rai, con la puntata di Porta a Porta in cui si parlava di aborto e gli ospiti erano tutti uomini. Il fermo immagine che mostra lo studio Rai di Porta a Porta è diventato virale sui social. E su Raitre, durante il programma “Che sarà” di Serena Bortone, la vicedirettrice del Tg1 Incoronata Boccia (in quota Fratelli d’Italia) ha definito l’aborto “un delitto”, tra le critiche e stupore delle ospiti in studio.

È diventato virale sui social anche l’intervento alla Camera della parlamentare del M5s Gilda Sportiello in cui ha raccontato di aver abortito e ha difeso il diritto delle donne all’autodeterminazione. «Vi dovreste solo vergognare», ha gridato ai colleghi della destra. Il suo discorso è stato condiviso da migliaia di utenti ma la deputata è stata anche insultata in Aula e sui social.

Nel dibattito è intervenuta anche la ministra per l’Uguaglianza spagnola Ana Redondo che su X ha scritto: “Consentire pressioni organizzate contro le donne che vogliono interrompere una gravidanza significa minare un diritto riconosciuto dalla legge. È la strategia dell’estrema destra: minacciare per togliere diritti, per frenare la parità tra donne e uomini”. Alla ministra spagnola, la premier Giorgia Meloni ha risposto che l’Italia non accetta lezioni da Madrid.