Con 153 Sì e 118 No, la Camera ha approvato la legge che svuota di fatto la proposta delle opposizioni sul Salario minimo legale. Pd, M5S, Azione, Più Europa, AVS hanno protestato in aula con i cartelli: «Vergogna. Non in mio nome».

La Redazione

La proposta sul salario minimo, stravolta e trasformata in una legge delega al governo, ora passa al Senato. La camera l’ha approvata con 153 sì, 118 i contrari e 3 astenuti. Il maxi emendamento, firmato dal meloniano Walter Rizzetto, ha svuotato il progetto delle opposizioni di introdurre in Italia un salario minimo legale di 9 euro lorde l’ora, una misura per contrastare il lavoro povero e sfruttato, su cui le opposizioni – con l’eccezione dei renziani – si erano trovate unite. La legge contiene deleghe al governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione. Claudio Durigon, leghista sottosegretario al Lavoro, ha promesso che sarà legge entro sei mesi.

La protesta delle opposizioni

I deputati di Pd, M5S, Azione, Più Europa, Alleanza Verdi Sinistra hanno alzato cartelli nell’emiciclo della Camera contro l’affossamento del salario minimo. «Non in mio nome» si legge in alcuni di questi. Mentre era in corso la votazione, le opposizioni hanno gridato «Vergogna».

Elly Schlein, segretaria del Pd, ha detto: «Oggi è un giorno triste, oggi che accartocciate con una mano la proposta di salario minimo delle opposizioni e con l’altro date un manrovescio a milioni di lavoratori poveri. Vorremmo sapere perché Meloni ce l’ha così tanto con i poveri. Voi all’ascensore sociale state tagliando i fili perché chi è povero resti povero». Ribadendo: «Non in nostro nome».

Giuseppe Conte ha strappato, in segno di protesta, i fogli della proposta di legge: «Oggi Giorgia Meloni e soci tolgono la maschera: votano “no” al salario minimo legale. Con la stessa arroganza con cui fermano i treni dei Ministri oggi fermano la speranza di quasi 4 milioni di lavoratori pagati 3 o 4 euro l’ora a cui avremmo potuto aumentare lo stipendio.
Hanno stravolto il senso della nostra proposta, ne hanno fatto carta straccia. Per questo ritiro la mia firma. La battaglia sul salario minimo non finisce. Sono convinto che la vinceremo nel Paese».

Foto ©️ tratta da Corriere.it

Benedetto Della Vedova di +Europa: «Più Europa voterà contro questo provvedimento: c’è un tema di metodo insormontabile. Avremmo voluto un confronto sul tema del salario minimo ma quello che è avvenuto è un atto di prepotenza politica da parte della maggioranza che non ha avuto il coraggio nemmeno di votare contro. Ciò è intollerabile: avete scelto la prepotenza istituzionale pregiudicando il confronto sul merito».

Per Nicola Fratoianni di Sinistra italiana: «Voi con questa scelta avete voltato ancora una volta le spalle al Paese reale, alla condizione di difficoltà della maggioranza dei lavoratori italiani. La legge che voi oggi affossate con questa scelta poco coraggiosa è una legge che punta dritto al cuore del problema: in questo Paese i salari sono generalmente troppo bassi. Sono troppo bassi i salari degli italiani e delle italiane».

Per Matteo Richetti, capogruppo di Azione: «Ad una richiesta sacrosanta com’è quella presentata dalle opposizioni, si è sempre risposto, come fatto anche oggi dalla premier, con ricostruzioni superficiali e incomplete: si accusano le opposizioni di non aver istituito loro il salario minimo negli ultimi dieci anni, salvo dimenticare che allora il tasso dell’inflazione non era neanche la metà di quello attuale».