A due mesi dalla morte di Masha Amin, le proteste in Iran dilagano, nonostante la repressione governativa che finora ha ucciso 342 persone. La fine del regime è più vicina?

A due mesi dalla morte di Masha Jina Amin, la ragazza iraniana di 22 anni picchiata a morte perché non indossava bene il velo, le donne e i giovani iraniani sono ancora in piazza. La durissima repressione governativa non ha fermato le proteste che invece dilagano in molte città, coinvolgendo anche i lavoratori in sciopero in tutto il Paese. Le manifestazioni di questi giorni si stanno svolgendo nell’anniversario del “novembre di sangue” del 2019 quando, per reprimere le proteste che stavano scuotendo il Paese, le forze di polizia della Repubblica islamica massacrarono 1.500 persone.

Secondo l’organizzazione Iran Human Rights, in questi due mesi di rivolta sono state 343 le persone uccise dalla polizia religiosa. Tra queste ci sono anche 43 bambini. Diverse sono anche le condanne a morte di manifestanti arrestati, mentre è di poche ore fa la notizia dell’uccisione della sedicenne Mahak Hashemi perché portava un cappellino da basket al posto del velo.

Le proteste di questi giorni tuttavia potrebbero rappresentare una svolta. La città curda di Bukan, nell’Ovest dell’Iran sembra che sia nelle mani dei manifestanti e a Teheran ci sono barricate ovunque. Il regime, dunque, pare stia rapidamente perdendo il controllo della situazione. Una eventuale caduta avrebbe una portata storica analoga al crollo del Muro di Berlino e dell’Urss, ma soprattutto sarebbe anche la prima rivoluzione politica iniziata dalle donne, al grido di “Donna, vita, libertà”.

Le immagini delle proteste in Iran e in Europa. Foto © A.Bakhan; T.Wu – Unsplash

Il regime iraniano è basato su un’oppressione soffocante di tutti gli aspetti della vita dei cittadini e, soprattutto, delle cittadine. Da due mesi, migliaia di giovani (e non solo) iraniani e iraniane sono piazza, rischiando la vita. I tanti video pubblicati sui social mostrano manifestanti che fanno cadere il copricapo ai religiosi, mettendo in ridicolo e a nudo un potere che si fonda sul fondamentalismo islamico. Ma il regime, probabilmente, crollerà solo quando di fronte alle proteste chi dovrebbe eseguire la repressione – la polizia e l’esercito – deciderà di non farlo.