Dopo la morte del 17enne Nahel, la Francia ha vissuto giorni di rabbia, saccheggi e distruzioni. Alle origini delle proteste, ci sono anni di razzismo e diseguaglianze economiche mai risolte.

La Redazione

A Nanterre, poco fuori Parigi, nella mattinata del 27 giugno un poliziotto ha sparato ed ucciso Nahel Merzouk, un 17enne francese di origini algerine, fermato alla guida di un’auto. Uno dei poliziotti aveva puntato l’arma verso il giovane per poi aprire il fuoco. Poco dopo il ragazzo si è schiantato con la macchina, morendo per le ferite d’arma da fuoco.
Da quel momento, la Francia ha vissuto giorni e notti di rabbia e devastazioni: nella regione di Parigi e in tutto il Paese, tra incidenti e violenze, decine di auto sono state date alle fiamme e a Nanterre è stata incendiata una centrale elettrica. Il governo ha schierato 40 mila agenti di polizia e oltre 3.400 persone sono state identificate e arrestate. Ora la Francia conta i danni: un miliardo per le imprese, 20 milioni per i trasporti. Ad alimentare la tensione sono anche le ronde dei neo fascisti, scesi in piazza armati al grido di: «La Francia è nostra, prima i francesi».

I motivi della protesta

Alla base degli scontri ci sono anni e decenni di problematiche, legate alla povertà e alla convivenza tra etnie differenti, mai risolte in Francia, soprattutto nelle periferie delle grandi città. Così il tema del razzismo e della condizione sociale che coinvolge le persone che vivono nelle banlieue del Paese sono tornate al centro del dibattito politico. Il quotidiano algerino in lingua araba El Khabar ha scritto: «La Francia si rifiuta di riconoscere i propri errori, ancora una volta. E continua a emarginare generazioni di immigrati».
Le periferie francesi sono state create alla fine dell’Ottocento per ospitare le grandi fabbriche e le classi lavoratrici ed oggi il 57% dei bambini che vivono nelle banlieue sono in condizione di povertà. Qui le scuole e le istituzioni sociali sono percepite come estranee e la discriminazione razziale soprattutto da parte della polizia è un problema reale.



La Francia divisa

Non solo in piazza, con l’estrema destra che soffia sul fuoco delle proteste e alimenta l’odio sociale verso migranti e ultimi: la Francia si spacca anche sulle collette. Ben un milione di euro, infatti, è stato raccolto per il poliziotto che ha ucciso Nahel, mentre solo un quarto per la famiglia del ragazzo. A guidare il sostegno economico all’agente è Jean Messiha, ex portavoce di Le Pen.

Intanto ieri è arrivato l’appello della nonna di Nahel: «Fermatevi. Non distruggete vetrine, scuole, bus, ci sono delle mamme». Il presidente Macron ha annunciato che vedrà i presidenti di Camera e Senato e 220 sindaci.

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