Il volto storico della Basilica Paleocristiana e Medievale, e quello contemporaneo realizzato dall’artista Edoardo Tresoldi: il nostro viaggio alla scoperta di una delle meraviglie del Gargano e della Puglia.

Di Antonella Sciarra

Se è vero che nell’archeologia “non è importante ciò che si trova, ma ciò che si scopre”, allora Siponto è proprio il luogo da esplorare. I resti dell’antica città sorgono a poca distanza da Manfredonia, distesi sul golfo del Gargano e tra i polmoni verdi della Puglia.
Il Parco Archeologico di Siponto è la più grande testimonianza dell’importanza raggiunta dalla città in epoca romana e nello scorrere del tempo: dapprima terra dell’antichissima civiltà dei Dauni, poi colonia romana nel II secolo a.C., divenne infine uno dei principali porti e delle più rilevanti diocesi della regione.
In seguito ai due terremoti che la sfiorirono nel Basso Medioevo, Siponto venne abbandonata e i suoi abitanti si trasferirono nella vicina Manfredonia, la nascente città che prese il nome dal suo fondatore: re Manfredi, figlio dell’Imperatore Federico II di Svevia.
Passeggiando nel Parco Archeologico, i resti ci sussurrano la storia di chi ha abitato Sipontum, tra frammenti dell’anfiteatro e porzioni dell’antica cinta muraria. Lo spazio è dominato però dalla Basilica Medievale di Santa Maria Maggiore, un chiaro esempio di architettura romanica pugliese, con influssi islamici e armeni. Davanti a noi si erge un cubo color ocra sormontato da una cupola, con una cripta e un portale incorniciato da due colonne che si poggiano sul dorso di un leone.

Basilica di Santa Maria Maggiore, Siponto. Foto © beniculturali.it

Accanto alla chiesa troviamo i resti della famosa Basilica Paleocristiana, a tre navate con abside centrale e pavimento a mosaico. È proprio qui che il passato remoto incontra il futuro prossimo: la Chiesa, quasi del tutto scomparsa, è stata ricostruita nel 2016 da Edoardo Tresoldi, l’artista della materia assente. Il progetto si chiama “Dove l’arte ricostruisce il tempo”: una colossale installazione ambientale composta da rete metallica, un’architettura tanto imponente quanto effimera, nella sua trasparenza.

Edoardo Tresoldi, Basilica di Siponto. Foto © Roberto Conte

Nonostante i 14 metri di altezza, il peso di 7 tonnellate e i 4500 metri di rete utilizzata, l’opera rimane leggera, poetica, quasi sospesa nello spazio e nel tempo, un disegno nel paesaggio che solleva la polvere della memoria. La struttura evoca l’atmosfera di un ricordo durante il giorno e assume la qualità di un ologramma con i bagliori della notte, fondendosi con l’ambiente circostante, svelando pietre millenarie e segmenti di cielo, creando un ponte tra archeologia e arte contemporanea.

Foto © Roberto Conte

Non a caso la Basilica di Edoardo Tresoldi ha vinto il premio speciale della Medaglia d’Oro all’Architettura italiana, il più prestigioso premio di settore istituito da La Triennale di Milano in collaborazione con il Ministero della Cultura. E lo scultore, ormai riconosciuto a livello internazionale, si è affermato anche grazie a quest’opera: l’anno successivo all’inaugurazione è stato infatti incluso da “Forbes” tra i 30 artisti under 30 più influenti d’Europa.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Turizem-Ljubljana-I400x350-06-2-400.jpg

Il Parco Archeologico di Siponto, che colleziona numeri da record di visitatori, continua a offrire la suggestione dei suoi luoghi per nuovi progetti.
In occasione della “Festa della Musica”, il Parco Archeologico ha infatti presentato due installazioni artistiche stupefacenti. “Animae”, realizzata dal duo Quiet Ensemble, ha trasformato la cripta della Basilica di Santa Maria Maggiore in un ambiente sospeso e animato da luci fluttuanti che rappresentano le anime dei pellegrini che hanno percorso la via sacra di San Michele Arcangelo. Al tramonto del solstizio d’estate, invece, ha preso vita “In Arena”: un’opera in latino del compositore e polistrumentista Andrea Laszlo De Simone, eseguita in concerto da un ensemble di dodici elementi all’interno della Basilica Paleocristiana in cui sorge l’installazione maestosa realizzata da Edoardo Tresoldi. L’opera musicale site-specific, registrata in tale occasione, a partire dall’8 luglio è diventata la colonna sonora del Parco Archeologico.

Edoardo Tresoldi, Basilica di Siponto. Foto © Roberto Conte

Una Basilica musicale nata dall’incontro dei due artisti, e dal cluster tra architettura, luce e suono, sui riflessi spirituali e simbolici legati ai pellegrini e alla volontà di lasciare una traccia eterea ma presente, incisa nell’aria e sulle pietre.
In merito, Tresoldi ha dichiarato: “Qualche tempo fa con Andrea Laszlo De Simone e Francesco Longobardi (Direttore del Parco Archeologico) abbiamo scambiato qualche pensiero riguardo al valore che diamo ai segni che lasciamo nei luoghi. I siti in cui da molto tempo l’essere umano insiste sono cori di sovrascrizioni, tracce di una collettività “intertemporale” che sente il bisogno di essere luogo e spesso di condividerne l’intimità. Nel 2016 Siponto ha accolto il mio segno con l’intervento sulle rovine della Basilica e Laszlo continuerà lasciando il suo”.
Le tracce lasciate da questi artisti sono il futuro delle antiche civiltà, e contribuiscono all’opera dell’archeologo “che quando scava non porta alla luce oggetti, ma esseri umani”.

.

Testo di Antonella Sciarra
Foto: Roberto Conte, per gentile concessione di Tresoldi Press. Grazie a Marta Veltri.

Citazioni:
“L’archeologia non è quello che si trova, è ciò che si scopre”, David Hurst Thomas
“L’archeologo quando scava non porta alla luce oggetti, ma esseri umani”, Sir Mortimer Wheeler

Scopri di più su viaggiareinpuglia.it

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è image.png