Oggi sono ancora 15 milioni e mezzo le spose bambine in India. Nonostante la sentenza rivoluzionaria della Corte Suprema del 2017. Ma qualcosa, lentamente, sta cambiando.

“Mai più spose bambine entro il 2030” è l’obiettivo che si è posto Girl not brides, l’ong britannica da anni in prima linea per contrastare il fenomeno. Sebbene i matrimoni infantili siano in calo a livello mondiale, l’organismo Onu per l’infanzia conferma che l’India è il Paese al primo posto di questa triste graduatoria e non basteranno altri cinquant’anni per liberare le giovani donne indiane da una tradizione che le condanna alla millenaria condizione di inferiorità.

Attualmente in India si contano oltre quindici milioni e mezzo di child brides (“spose bambine”).
Con una sentenza storica dell’11 ottobre 2017, la Corte Suprema indiana ha annullato una legge di 80 anni fa, stabilendo che il rapporto sessuale tra un uomo e una donna minore di 18 anni deve essere considerato «stupro senza eccezioni» anche nei casi di ragazze già sposate: il matrimonio tra minorenni, in India, presenta infatti ancora numeri impressionanti. La sentenza rivoluzionaria, oggi, ad oltre cinque anni dalla sua emanazione, costituisce in tante famiglie un deterrente per i matrimoni con bambine, una pratica che in India è già vietata (con una legge del 2006), ma che tuttora è ampiamente diffusa. L’avvocatessa Kriti Bharti è la paladina delle spose bambine e, grazie a un cavillo della legge, ha liberato decine di minorenni dai matrimoni forzati. Eppure, negli ultimi anni, gli arresti per la violazione della legge sono stati solo poche centinaia.

Nel 2013, L’India non ha firmato la risoluzione Onu contro la pratica delle “spose bambine”. Il rifiuto di aderire al documento da parte di Nuova Delhi, come quello di tutto il subcontinente indiano fatta eccezione per il Nepal, ha radici culturali molto difficili da estirpare. Secondo un’indagine condotta nel 2022 dal National Health Survey, il 39,1% delle donne di età compresa tra 20 e 24 anni si è sposato prima dei 18 anni. Il fenomeno del matrimonio infantile varia da stato a stato. In alcune regioni del Paese, il 37% delle ragazze tra i 10 e i 17 anni sono già sposate. In India, i genitori possono intimidire o perfino uccidere i figli che si sposano senza il loro consenso. Secondo molte testimonianze, la polizia invece di aiutare le giovani, le obbliga a tornare dalle famiglie di origine, spesso a rischio della loro stessa vita. In India, ancora oggi, migliaia di genitori combinano i matrimoni dei figli in base alla casta e alla religione. Da un’indagine di pochi anni fa, è emerso che meno del 5% delle donne si è sentita libera di scegliere il proprio coniuge. Il libero consenso all’interno del matrimonio è un concetto con cui l’India si scontra da più di 150 anni. Come l’uguaglianza dei sessi, ancora un tabù in larga parte del Paese.

Le donne indiane sono controllate anche da adulte. Perfino nelle università e nelle residenze per studenti, esistono regolamenti diversi per i ragazzi e per le ragazze. L’accesso alle biblioteche è spesso vietato dopo le otto di sera. L’Università induista di Benares, una delle più antiche dell’India, ha sospeso di recente alcune universitarie che avevano messo in discussione alcune norme giudicate discriminatorie. Anche di questo si stanno occupando i tribunali. Gli esiti e le decisioni che prenderanno non sono così scontate.