L’appello ad abolire le armi nucleari lanciato da Barack Obama nel 2016, prima di lasciare la Casa Bianca, è un ricordo lontano. L’epoca che stiamo vivendo è tutta un’altra storia e il 2020 rischia di essere l’anno del riarmo globale. Nella nuova corsa agli armamenti ci sono innanzitutto le prime tre potenze militari del pianeta: Stati Uniti, Russia e Cina. Le nuove rivalità, gli equilibri internazionali e la rivoluzione tecnologica spingono il riarmo. In un’era in cui gli stati non si fronteggiano più in guerra, le armi diventano strumenti di potenza politica.

L’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie creano nuovi dispositivi in grado di avere impatti devastanti. La Francia ha appena sviluppato nuovi droni armati, utilizzati per la prima volta la settimana scorsa in Sahel.
Mosca ha annunciato l’arrivo di un nuovo tipo di missile “ipersonico” che avrà la sconvolgente velocità di seimila chilometri orari. Il missile, provvisto di una testata nucleare, è ingestibile per i sistemi antimissile attuali. Gli Stati Uniti non dispongono ancora della nuova tecnologia e da tempo hanno abbandonato il settore. La preoccupazione del governo di Washington spingerà nuovi investimenti nella ricerca. Intanto la Cina ha rilanciato lo sviluppo nucleare militare e rifiuta ogni ipotetico negoziato proposto da Donald Trump.

Tutto questo avviene mentre i trattati sul disarmo e controllo firmati alla fine della guerra fredda tra Russia e Stati Uniti stanno per scadere.
A complicare il quadro, due paesi ostili alla democrazia e alla salvaguardia dei diritti umani: la Corea del Nord continua a non voler rinunciare alla bomba atomica promettendo una “sorpresa” strategica, mentre l’Iran riprende il programma nucleare dopo l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo del 2015.

L’attacco americano del 3 gennaio contro l’Iran, con l’uccisione a Bagdad del generale Qassem Soleimani, potrebbe segnare una escalation devastante. La prima conseguenza dell’attacco è stata la decisione iraniana di abbandonare l’accordo nucleare del 2015. Nelle stesse ore, il parlamento iracheno ha votato per l’espulsione delle truppe americane del paese, parte fondamentale della coalizione occidentale anti Isis, di cui fanno parte anche i 924 soldati italiani. L’Iran ha promesso vendetta e il mondo pare essere, nuovamente, sull’orlo di una nuova guerra.