Il rumore della fabbrica di seta, che per la storica cittadina di Bukhara è quasi un monumento sacro, è assordante. Le operaie lavorano con le matasse che, solo in un secondo momento, diventeranno preziose sciarpe o stole dipinte.Per inseguire quello strano gioco, portatore di business, che l’Uzbekistan ha scoperto da poco tempo. E che si chiama moda. Le mani segnate dall’acqua calda e l’odore intenso dei bachi non lasciano scampo alla vista e all’olfatto. Meglio uscire per una boccata d’aria fresca. La stessa aria che era irrespirabile durante il regime sovietico e che ha visto sotto l’ex URSS lotte di potere geopolitico per un territorio strategico anche sul piano delle fonti di energia come il gas naturale. Senza dimenticare la fusione di culture, dai coreani ai cinesi fino ai russi, che sulla via della seta hanno trovato un posto accanto agli autoctoni quando l’Uzbekistan ha aperto le frontiere al mondo. Quello occidentale, che affascina e fa del mercato uno strumento non solo economico ma di riflessione etica.

A Bukhara si arriva dalla capitale Tashkent in un’ora circa di aereo con la compagnia di bandiera, Uzbekistan Airlines, ed è una delle tre più importanti città della Repubblica uzbeka, dopo Samarcanda. Nei vicoli e nei misteri del quartiere storico di Bukhara i bazar mantengono ancora quel fascino del passato e non è raro trovare chi parla perfettamente in italiano per vendere cappelli in pelle, tappeti e stoffe realizzate artigianalmente. Musulmana per tradizione, anche se il nome proviene da un monastero buddista, Bukhara era il crocevia degli scambi commerciali e dei traffici economici, diventando con le madrase e le sue moschee, uno dei luoghi di culto più importanti per l’Islam in Asia centrale.

Le maioliche blu restaurate negli anni, dopo l’invasione di Gengis Khan, i mattoni di argilla dalle sfumature oro che riflettono il sole e i suoi tramonti prima del crepuscolo, creano un’atmosfera da mille e una notte. Da provare almeno uno volta nella vita. Il mausoleo di Ismail Samani è per la gente locale un po’ come piazza San Pietro per i romani. È il simbolo della città e della religione islamica che ha portato alla nascita della dinastia dei Samanidi. Patrimonio Unesco, la città custodisce anche altri tesori monumentali come la moschea Kalyan, la Madrasa Mir-i-Arab e il mausoleo Cashma Ayub.

Samarcanda, raggiungibile con il treno veloce dalla capitale in tre ore, sorge nel punto di contatto tra la Cina e l’Europa. Il Registan con le sue tre madrase (Ulug Bek, Sherdar e Tilla-Kari) e la celebre moschea di Bibi-Khanym, la cui costruzione, secondo la leggenda, si fa risalire alla consorte mongola dell’Emiro Tamerlano mentre lui era in battaglia, stregano lo sguardo. Sempre secondo la leggenda, Bibi-Khanym, di cui l’architetto che aveva progettato la moschea era follemente innamorato, avrebbe dovuto baciarlo per terminare i lavori. Tamerlano venne a conoscenza dei fatti e incolpando di adulterio la moglie ne ordinò l’uccisione con il suo amante. Da allora tutte le donne avrebbero dovuto coprire il volto con il velo. A pochi passi dal Gran Bazar, invece, si trovano il sito archeologico di Afrasiab e i mausolei di architettura islamica.

Tashkent è il quartier generale della politica e degli affari dove riaffiorano la tradizione artistica cattolica e ortodossa con le cattedrali del Sacro Cuore e dell’Assunzione della Vergine, ma anche le architetture russe come quelle del Palazzo del Principe Romanov, realizzato per volontà del cugino dello zar Alessandro III. La Madrasa Kudelash e la Moschea Dzhuma sono il centro della cultura musulmana nella capitale uzbeka e non mancano i musei dedicati alla storia e alle arti di un luogo affascinante che ha vissuto anche il dominio persiano.

Nel cuore della città vecchia il Bazar Chorsu è il tipico mercato delle spezie e dei tessuti: passeggiando è possibile fare shopping acquistando prelibatezze del posto come la frutta candita o essiccata. Tra i profumi e le essenze di un mondo che sembra essersi fermato. Da visitare il Complesso Hazrati Imam e quello Zangi Ata che si trova nella parte meridionale di Tashkent, così come il Mausoleo dello Sceicco Zaynudin Bobo, uomo colto, scrittore e poeta, promotore dell’ordine “sufi” incentrato sulla filosofia mistica dell’Islamismo. Tanti i racconti che racchiude l’Uzbekistan, alcuni velati da misteriosi segreti che si trovano solo nelle fiabe di un tempo. Ma che, invece, si possono leggere nella pagine reali di un paese in cui, tra miseria e nobiltà, lo stupore è sempre dietro l’angolo.


Di Gustavo Marco Cipolla
Calabrese, della sua terra porta con sé il ricordo e l’abitudine di tornare se ne ha voglia. Arte, Musica e Moda sono le tre (dis)grazie che lo accompagnano. Una laurea in Relazioni Internazionali, due master in giornalismo, tanti corsi e (ri)corsi di specializzazione, ma non ha ancora finito di imparare. E non finirà mai.