Era l’8 luglio 1978 quando Alessandro Giuseppe Antonio Pertini, detto Sandro, ex partigiano e socialista, veniva eletto settimo Presidente della Repubblica italiana. Le votazioni erano iniziate il 29 giugno, dopo le dimissioni del democristiano Giovanni Leone. Era stato il segretario del PSI Bettino Craxi a proporre il suo nome. Venne scelto il nome di Pertini, dopo 15 scrutini, con l’82,3% della maggioranza a suo favore.

“Adesso so che le conseguenze di ogni mio atto si rifletteranno sullo Stato, sulla nazione intera. Da qui il mio doveroso proposito di osservare lealmente e scrupolosamente il giuramento di fedeltà alla Costituzione, pronunciato dinanzi a voi, rappresentati del popolo sovrano”. Furono queste le parole del suo giuramento.

IL PARTIGIANO PERTINI

Sandro Pertini durante la prima guerra mondiale, combatté sul fronte dell’Isonzo. Nel primo dopoguerra aderì al Partito Socialista Unitario di Filippo Turati. Fermo oppositore del fascismo fu condannato nel 1925 a otto mesi di carcere, e quindi costretto all’esilio in Francia. Nel 1929, fu arrestato e condannato al confino. A Roma fu catturato dalle SS e condannato a morte; riuscì a salvarsi evadendo dal carcere di Regina Coeli. Nell’Italia repubblicana fu eletto deputato all’Assemblea Costituente per i socialisti, quindi senatore nella prima legislatura e deputato in quelle successive, sempre rieletto dal 1953 al 1976.

L’ITALIA DI SANDRO PERTINI

La sua presidenza fu accompagnata da molti eventi drammatici e importanti per l’Italia. La bomba alla stazione ferroviaria di Bologna del 1980 causò 85 morti e ai funerali di Stato, Pertini fu l’unica carica istituzionale a ricevere gli applausi dalla folla in piazza. Il 23 novembre 1980 il terribile terremoto dell’Irpinia uccise 3mila persone. Il Presidente si recò in elicottero sui luoghi della tragedia, incontrando i superstiti e denunciando pubblicamente i ritardi e le inadempienze dei soccorsi. Nel 1982 l’Italia vinse i Mondiali di calcio e gli italiani scoprirono un Pertini inedito che esultava di fronte alla Tv, come qualsiasi altro italiano.

Restò in carica fino al 29 giugno 1985: lo sostituì Francesco Cossiga. Morì nella notte del 24 febbraio 1990, nella sua casa a Roma, all’età di 93 anni. Non volle funerali, ma solo la cremazione. Una folla si radunò in silenzio sotto la sua abitazione per l’ultimo saluto.

La sua umanità, l’enorme empatia che riuscì a costruire con il popolo italiano lo hanno reso il Presidente più amato.