Sono poche le donne come lei ad essere entrate nella storia del costume, divenendo icone di stile e di vita. Vivienne Westwood ha 78 anni ed è diventata un modello di riferimento di più di una generazione. Oggi, come ieri, gira in bici per Londra e sogna un mondo green, combattendo al fianco di Greenpeace contro riscaldamento globale e inquinamento. Punk e attivista fin da giovanissima, oggi dichiara: “La gente va in pensione per fare quello che vuole. Io faccio ciò che devo perché se facessi quello che voglio mi metterei a imparare il cinese”.

Il film “Vivienne Westwood. Punk, icona, attivista” di Lorna Tucker, uscito quest’anno nelle sale e distribuito da Wanted e Feltrinelli Real Cinema, ha ben raccontato il mondo di una artista che a quasi 80 anni non smette di sorprendere. Westwood è stata la compagna del manager dei Sex Pistols Malcolm McLaren. “Non credo che rinneghi quel periodo, ma di certo Vivienne è molto più punk ora di quanto lo fosse negli anni Settanta”, ha raccontato la regista Lorna Tucker. “Non aveva soldi, non aveva sponsor, realizzava gli abiti sul tavolo della cucina, di notte. Per anni, agli incontri con i professionisti, hanno riso di lei. Io ho fatto lo stesso percorso, dodici anni per realizzare il mio film Ama (sulle donne native americane, ndr), all’inizio nessuno voleva finanziarmi, nessuno voleva aiutarmi proprio come è accaduto a lei”.

“Volevo che le persone vedessero con quale determinazione è riuscita a realizzarsi senza un’istruzione universitaria, soltando con il lavoro duro. Era importante – continua la regista – che gli spettatori vedessero questa donna, talvolta eccentrica ma sempre profondamente radicata ai suoi valori. Ancora oggi è una outsider, una signora del Nord un po’ insicura sebbene sia stata fatta Dame dalla Regina Elisabetta e sia una delle stiliste di maggior successo nel mondo”.

Alcuni anni fa, mentre il figlio che Westwood ha avuto con McLaren bruciava 5 milioni di sterline di memorabilia dei Sex Pistols durante una manifestazione sul Tamigi, la stilista tenne un comizio da un bus, sui problemi del clima e dell’ambiente.
“La passione e l’impegno con cui applica alla propria azienda il senso della sostenibilità, ecco, per me è più forte di tante marce – osserva Tucker – Il suo attivismo non sono parole, si traduce in un’azione che mette in in discussione la sua stessa azienda, che sia per questioni ambientali o perché non le piace la sua collezione. Nel momento in cui la maggior parte delle persone si ritirerebbero o venderebbero l’azienda, lei va avanti”.