Dopo anni di battaglie, la Corte Costituzionale ha riconosciuto la doppia genitorialità per i figli nati da due mamme, tramite Procreazione Medicalmente Assistita, effettuata all’estero. La nostra intervista all’europarlamentare e responsabile diritti del Partito Democratico Alessandro Zan.

Di Daniele Pratolini

Onorevole Zan, come ha accolto la sentenza della Corte Costituzionale? Cosa rappresenta per lei, sul piano personale e politico?
Questa sentenza è storica, segna la fine di un’ingiustizia profonda. E conferma ciò che diciamo da tempo: le famiglie non si possono cancellare per decreto, alimentando crociate ideologiche. Significa vedere riconosciuta la dignità di tutte quelle famiglie che per troppo tempo sono state discriminate e attaccate illegittimamente da questo Governo. È una risposta netta a chi pensa che si possano ledere i diritti di bambine e bambini solo perché nati in famiglie di cui la destra vuole negare l’esistenza.

⁠⁠Lei parla di una “sentenza storica” che smonta “la crociata ideologica del Governo Meloni”: quali sono gli elementi più significativi della pronuncia della Corte, secondo lei?
La sentenza demolisce l’impianto ideologico del Governo Meloni, che ha scientificamente portato avanti una crociata contro le famiglie omogenitoriali. E la sentenza dice che quella crociata è fuori legge, contro la Costituzione. Il messaggio della Consulta è chiarissimo: non esistono figlie e figli di serie B e ciò che conta è il supremo interesse del minore. Negare il riconoscimento della genitorialità alla madre intenzionale è incostituzionale. È un colpo secco alla propaganda della destra, che ha usato la sua becera ideologia ledendo i diritti dei più piccoli. Un atto crudele e disumano da parte di chi si riempie la bocca di retorica sulla difesa della famiglia.

Uno dei punti centrali è il riconoscimento della genitorialità alla madre non biologica fin dalla nascita: perché è così importante questo principio?
Perché è l’unico modo per garantire protezione e stabilità alle bambine e ai bambini fin dal primo giorno di vita. La destra al governo, con la circolare Piantedosi, voleva perfino negare la possibilità a una madre di accedere alla trascrizione del figlio o della figlia nei registri anagrafici del proprio Comune. La Corte ha detto basta a questa umiliazione e ha ristabilito un principio di civiltà.

Ha parlato di bambini e bambine trattati come “figli di serie B”. In che modo questa situazione ha inciso sulla vita concreta delle famiglie arcobaleno fino a oggi?
Finora le madri intenzionali erano costrette a dimostrare la propria esistenza davanti a un giudice attraverso l’adozione in casi particolari. E l’atto di trascrizione delle due madri nei Comuni che lo facevano, veniva impugnato. Per le bambine e i bambini questo ha significato crescere con un solo genitore riconosciuto dalla legge, pur vivendo di fatto in una famiglia composta da due genitori. Ha significato vivere in un Paese che non riconosce a tutti pieni diritti, e questo è inaccettabile e indegno di una democrazia.

La Corte ha stabilito che i provvedimenti del governo erano contrari alla Costituzione: cosa implica questo sul piano legale e istituzionale? Chi dovrebbe assumersi la responsabilità?
Significa che il governo ha varato decreti talmente ideologici da ledere il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione, utili solo a speculare politicamente sulla pelle di queste famiglie. Dopo il pronunciamento della Consulta, ministri e vice premier hanno anche avuto il coraggio di dire che “si vogliono cancellare i papà”, che si tratta di una “sentenza politica”, diffondendo fake news e mettendo in discussione l’equilibrio tra i poteri dello Stato. In fondo non mi stupisce: ogni volta che una sentenza smentisce le loro ossessioni ideologiche, la destra aggredisce i giudici. E’ un film già visto, è la logica autoritaria di chi vorrebbe un potere senza limiti e senza contrappesi, come in Ungheria. Ma la nostra Costituzione non è un’opinione, i membri del governo ci hanno giurato sopra e sono tenuti a rispettarla. Dovrebbero avere l’umiltà di chiedere scusa a tutte le famiglie vittime della loro persecuzione.

Nella sua dichiarazione cita la “ideologia omotransfobica della destra”: può spiegare cosa intende con questa espressione e come si manifesta oggi in Italia?
Questo Governo ha voluto attuare una strategia politica fondata sull’odio e sulla paura, combattendo guerre culturali contro le persone LGBTQIA+ per propaganda e per distrarre dai suoi fallimenti. Questo governo ha perseguitato le famiglie arcobaleno con decreti ad hoc e la legge Varchi, per esempio. Ha ostacolato e ostacola l’educazione affettiva, agita il fantasma del “gender”, alimenta le discriminazioni e nega la necessità di una legge contro i crimini d’odio.

Cosa risponde a chi, anche nel campo avverso, sostiene di voler difendere “il diritto dei bambini ad avere un padre e una madre”?
Che negano la realtà: nella nostra società ci sono famiglie omogenitoriali, piaccia o meno a loro, e uno stato ha il dovere di tutelarle e sostenerle tutte.

Questa sentenza segna una vittoria, ma la strada è ancora lunga: quale sarà il prossimo fronte della battaglia per i diritti civili in Italia?
Dobbiamo arrivare al riconoscimento pieno dell’uguaglianza fra tutte le cittadine e i cittadini. Matrimonio egualitario, tutela legale per tutte le forme di famiglia. E per questo serve una legge del Parlamento. Basta compromessi al ribasso. Ed è urgente una legge contro i crimini d’odio, perché i dati dimostrano che le violenze sono in aumento. In Europa sto lavorando in questa direzione come relatore della Direttiva vittime affinché venga garantito che le vittime di tutti i reati siano riconosciute e trattate in modo rispettoso e non discriminatorio.

Infine, un messaggio per le famiglie arcobaleno che oggi si sentono finalmente riconosciute: cosa si sente di dire loro in questo momento?
Questa è una vittoria vostra. Una vittoria conquistata con coraggio e determinazione. Avete resistito alla discriminazione e al tentativo di rendervi invisibili da parte della peggiore destra. Questa è l’ulteriore conferma che siamo dalla parte giusta della storia, come lo è la nostra Costituzione. Ed è per questo che la nostra lotta continua. Vogliamo pieni diritti, vogliamo piena uguaglianza, vogliamo piena dignità. Vogliamo tutto.

Foto copertina © alessandrozan.eu