Raffaella Carrà, icona e regina dello spettacolo, si è spenta alle 16.20 di lunedì, dopo una malattia di cui non si sapeva nulla. È stata una donna libera e dall’immenso talento, con la sua musica ha combattuto stereotipi e pregiudizi. Aveva 78 anni.

“Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre”. Con queste parole Sergio Japino, suo compagno per lunghissimo tempo, ha dato l’annuncio della morte di Raffaella Carrà. Aveva 78 anni e si è spenta alle 16.20 di lunedì 5 luglio, dopo una malattia di cui nulla era trapelato. Nelle sue ultime disposizioni, Raffaella ha chiesto una semplice bara di legno grezzo e un’urna per contenere le sue ceneri.

Raffaella Carrà è stata un’icona della tv italiana e mondiale. Con lei se ne va un pezzo della storia del costume del nostro Paese. Cantante, ballerina e conduttrice televisiva, ha lavorato tanto anche fuori dai confini italiani: era e resta amatissima anche in Spagna e in Sud America, grazie ai tanti programmi tv che ha condotto e ai suoi 60 milioni di dischi venduti nel mondo.

Era nata a Bologna il 18 giugno 1943 come Raffaella Maria Roberta Pelloni. Dopo il debutto in televisione in Tempo di danza (1961), al fianco di Lelio Luttazzi, e nella commedia musicale Scaramouche (1965), nel 1970 approdò a Canzonissima, divenendo nota al grande pubblico come ballerina e cantante. Nella sua lunga e straordinaria carriera, ha condotto programmi iconici come Fantastico, Pronto, Raffaella?, Carramba che Sorpresa!, il Festival di Sanremo e tanto altro. L’ombelico di fuori scandalizzò i moralisti e i conservatori dell’epoca, ma i suoi brani sono entrati nella storia del costume, come il celeberrimo Tuca tuca, Ma che musica maestro, A far l’amore comincia tu e Fiesta.

È stata una donna libera e dall’immenso talento. In oltre 60 anni di carriera, ha combattutto, con la sua musica, stereotipi e pregiudizi. Icona gay per eccellenza, Raffaella Carrà è stata madrina del World Pride nel 2017 a Madrid. Su Twitter aveva commentato così: «Io, icona gay per il coraggio, l’energia e libertà. Grazie». L’anno prima, intervenendo a favore della Stepchild adoption, in un’intervista al Corriere della Sera raccontò: «Sono cresciuta con due donne: mia madre e mia nonna. Facciamoli uscire i bambini dagli orfanotrofi, non crescono così male anche se avranno due padri o due madri. Io le ho avute. Sono venuta male?».

Lo scorso anno, nel novembre del 2020 il Guardian l’aveva definita «la popstar italiana che aveva insegnato le gioie del sesso all’Europa».