Negli ultimi 7 giorni i casi sono cresciuti del 17%. Ma quanto dura la nuova variante Eris (oggi dominante in Italia), come cambiano i sintomi e perché è più contagiosa?
La Redazione
EG.5, soprannominata “Eris“, è la variante di SARS-CoV-2, in questo mese di settembre 2023 maggiormente rilevata in Europa, Stati Uniti e Asia. Segnalata per la prima volta il 17 febbraio 2023, è stata designata dall’OMS come variante sotto monitoraggio il 19 luglio 2023.
L’ultima versione di Omicron è divenuta dominante in Italia con il 43,5%. È più resistente e presenta una maggiore capacità di sfuggire alle difese anticorpali (generate sia da precedenti infezioni che dai vaccini), ciò in virtù di una particolare mutazione (F456L) avvenuta a livello della proteina Spike del virus. Tuttavia, il rischio per la salute pubblica correlato alla diffusione di questa variante è valutato «basso».
Negli ultimi 7 giorni si è registrato un aumento dei casi pari al 17%, in discesa rispetto al +44% della settimana precedente, secondo l’Istituto superiore di sanità (Iss). La situazione negli ospedali non desta al momento allarme.
La variante Eris è più grave?
Anche l’ultima flash survey dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ad oggi, non evidenzia rischi addizionali per la salute pubblica rispetto ai lignaggi co-circolanti. Pertanto i pazienti che contraggono l’infezione presenterebbero un quadro simile a quello delle precedenti sottovarianti Omicron. Come con le precedenti sottovarianti del COVID-19, ci sono alcune popolazioni che dovrebbero continuare a essere particolarmente vigili, come gli individui di età pari o superiore a 65 anni e le persone con condizioni mediche di base che li rendono vulnerabili.
Quali sono i sintomi?
I sintomi principali dell’infezione anche da variante Eris sono disturbi delle vie respiratorie superiori come:
• Mal di gola
• Tosse secca
• Congestione o naso che cola;
• Mal di testa;
• Senso di affaticamento;
• Starnuti;
• Dolori muscolari e articolari
Come si trasmette Eris?
Le modalità di contagio primarie sono:
• Il rischio di contagio maggiore avviene quando le persone positive starnutiscono, tossiscono o si soffiano il naso;
• Il contatto con le mani con oggetti e superfici contaminate dalle secrezioni infette; il rischio aumenta toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi.
Quanto dura e come si cura?
Per le cure, è necessario rivolgersi prima di tutto al medico. La terapia si può fare a casa e quanto all’antibiotico, per le complicanze, solo se il medico lo consiglia.
La convalescenza è importante e il virus dura, in base al soggetto, di solito almeno una settimana.
Foto copertina: Y.Aziz – Unsplash