È la regione più piccola d’Italia eppure le elezioni regionali di domenica in Molise erano considerate da tutti un test importante, sebbene parziale, in vista della formazione del nuovo governo. L’esito, nella regione ribattezzata come l’Ohio d’Italia, può incidere ora sugli equilibri e le alleanze. Non è un caso che tutti i leader di partito si siano spesi in prima persona nella campagna elettorale. I partiti si aspettavano indicazioni e la posta in gioco era alta soprattutto per Movimento 5 stelle e centrodestra. I pentastellati erano certi della vittoria, forti del 42% del 4 marzo scorso, ma il risultato di domenica è molto più contenuto. Il centrodestra invece si conferma vincente solo se unito e Berlusconi canta vittoria, superando la Lega.

HA VINTO IL CENTRODESTRA (UNITO)

Donato Toma del centrodestra è il nuovo presidente con il 43,5%. Forza Italia è il primo partito della coalizione nonostante crolli al 9,4% (aveva il 16,1% alle elezioni politiche del 4 marzo) e supera la Lega all’8,3% (un mese e mezzo fa aveva l’8,7%). Al successo del centrodestra ha contribuito probabilmente l’altro numero di liste e di candidati al consiglio regionale (oltre 180, contro i 20 del M5s e i 100 del centrosinistra), ma anche il ruolo svolto da alcuni potenti uomini locali e i pacchetti di consensi che gestiscono, come l’europarlamentare Aldo Patriciello, che cinque anni fa portò i suoi 14 mila voti in dote al centrosinistra, ora ritornato nel centrodestra.

DELUSIONE 5STELLE. DISASTRO PD

Andrea Greco, candidato del M5S, si ferma al 38,5% e la lista ottiene il 31,6%, un risultato inferiore rispetto al clamoroso 44,8%, raccolto dai pentastellati poco più di un mese fa. Il M5S paga, forse, il pressing che Luigi di Maio ha condotto su Matteo Salvini, una scelta probabilmente poco gradita dall’elettorato meridionale dei 5 Stelle.

È invece una batosta annunciata quella del candidato del centrosinistra Carlo Veneziale fermo al 17,1% che paga il tracollo del Pd sotto il 10% (ottiene il 9% contro il 15,2% del 4 marzo). Vanno male anche gli altri partiti della coalizione con Liberi e Uguali al 3,3% (aveva il 3,2% alle ultime politiche) e le altre liste civiche, tutte intorno al 2%. Veneziale ottiene meno voti della coalizione, un dato che conferma le indiscrezioni della vigilia secondo le quali, i partiti della sinistra radicale avrebbero spinto i militanti a votare per il M5S, per frenare l’avanzata della destra e della Lega.

Quasi inesistente, infine, il dato del quarto candidato alla presidenza del Molise, Agostino Di Giacomo di Casapound che non supera lo 0,3%.

LE REAZIONI DELLA POLITICA

Cosa cambia per la politica nazionale? Il M5s non replica fino in fondo l’onda del 4 marzo e il centrodestra ora rivendica il diritto a formare il governo. Da Roma, arrivano le dichiarazioni di Deborah Bergamini di Forza Italia: “Chi rispetta il mandato popolare e resta unito, vince. Chi tenta di dividere le coalizioni viene penalizzato”. Un messaggio indiretto mandato a Lega e M5S. Per Giorgia Meloni: “Il risultato è una indicazione chiara per il Quirinale: gli italiani vogliono un governo di centrodestra con un programma di centrodestra”.

IL MANDATO ESPLORATIVO A FICO

Il capo dello Stato ha convocato il presidente della Camera Roberto Fico al Colle e gli ha affidato un  nuovo incarico di esplorazione per sondare l’intesa tra Pd e M5s. Una possibilità bocciata dai renziani ma non esclusa dalla minoranza. Andrea Marcucci, renziano ortodosso ha detto: “Non ci sono le condizioni minime per una maggioranza politica tra Cinquestelle e Pd”. L’esponente della minoranza dem, Francesco Boccia, area Emiliano ha invece dichiarato: “Esprimere giudizi sulla linea che dovrà tenere il Pd subito dopo le decisioni di Mattarella e senza attendere l’incontro istituzionale tra il presidente Fico e la delegazione del partito è grave e irrispettoso verso le più alte istituzioni dello Stato”.  

Alle 14.30 di oggi è previsto il primo incontro con Roberto Fico e la partita sembra appena cominciata.