Domenica 8 e lunedì 9 giugno, voteremo per i Referendum 2025. Il voto si svolgerà in concomitanza col secondo turno delle elezioni amministrative. Ecco cosa prevedono i 5 quesiti e cosa cambierà in caso di vittoria del Sì.
La Redazione
Per i cinque referendum abrogativi 2025 si vota domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15. Perché il referendum sia valido deve votare la metà più uno degli elettori aventi diritto, ovvero circa 25 milioni di italiani. È possibile che si raggiunga il quorum solo per uno o più quesiti. In caso contrario le norme per le quali il quorum non viene raggiunto resteranno in vigore. Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini che hanno almeno 18 anni. È consentito anche il voto all’estero. In via sperimentale, per la prima volta, possono votare anche gli studenti, i lavoratori e chi si trova lontano dal proprio luogo di residenza per cure mediche da almeno 3 mesi: il Viminale ha fatto sapere che ci sono quasi 70mila elettori fuorisede ammessi al voto nei comuni di temporaneo domicilio. Per l’esattezza sono 67.305, di cui 28.430 per motivi di lavoro, 38.105 per motivi di studio e 770 per motivi di cure mediche.
Ecco cosa prevedono i cinque referendum e cosa cambia in caso di vittoria del Sì.
I 5 Quesiti Referendari

Quesito n.1
“Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione”.
Il primo dei quattro referendum sul lavoro punta sull’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act. Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. La normativa impedisce il reintegro anche nel caso in cui il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto.
Quesito n.2
“Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale”.
Il secondo quesito referendario sul lavoro riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. Nelle aziende con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo, oggi una lavoratrice o un lavoratore può avere al massimo sei mensilità di risarcimento, anche qualora il giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto.
Quesito n.3
“Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi”.
Il terzo quesito sul lavoro punta all’eliminazione di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza obbligo di causali che giustifichi il lavoro temporaneo.
Quesito n.4
“Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione”.
Il quarto quesito referendario sul lavoro si occupa di salute e sicurezza sul lavoro. Le norme attuali impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Il quesito vuole estendere la responsabilità all’imprenditore committente.
Quesito n.5
“Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”.
Il quinto referendum abrogativo vuole dimezzare da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale in Italia utili per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, ripristinando un requisito introdotto nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992. Il quesito chiede la modifica dell’articolo 9 della legge 91 del 1992 con cui è stato innalzato il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia utile per la presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.
Foto copertina © S.Minelli – Cgil Nazionale