Dopo mezzanotte i motoscafi della marina militare israeliana hanno sequestrato il vascello diretto a Gaza per portare aiuti umanitari. A bordo c’è anche l’attivista Greta Thumberg. Gli attivisti: «Quel mare non è di Netanyahu».
La Redazione
I dodici attivisti della Madleen, la nave umanitaria della Freedom Flotilla, questa notte avevano le mani alzate mentre eseguivano l’ordine di gettare i telefoni in mare. Dopo mezzanotte, a poco più di cinquanta chilometri dalle coste di Gaza, i motoscafi della marina militare israeliana hanno accerchiato il vascello che voleva portare aiuti umanitari alla popolazione stremata della Striscia. «Ci hanno lanciato addosso dei prodotti chimici, guardate. Questo è un altro crimine di guerra, bloccare una nave umanitaria è un crimine di guerra», è riuscita a dire in diretta Rima Hassan, parlamentare franco-palestinese in Europa. Poi le comunicazioni si sono bloccate, il team di degli attivisti ha informato via Telegram che l’esercito israeliano è salito a bordo e ha «rapito» l’equipaggio.

Il ministero degli Esteri d’Israele ha confermato la notizia e ha scritto su X che «lo “yacht per selfie” delle “celebrità” sta navigando in tutta sicurezza verso le coste di Israele».
L’attivista tedesca Yasemin Acar ha raccontato come si stavano preparando a un risposta delle forze israeliane: «Siamo pacifici, su questa nave non ci sono armi. L’Idf non ci ha mai contatto direttamente. Ma ha pubblicato delle dichiarazioni in cui dicono che interverranno se entreremo in acque israeliane. Ma il mare davanti a Gaza non è d’Israele, la Striscia è un territorio occupato. Quindi noi non infrangiamo alcuna legge. Sappiamo che il nostro tentativo di portare aiuti a Gaza è solo una goccia nell’oceano, ma non possiamo nemmeno accettare l’inferno di Gaza. E allora facciamo la nostra parte: se ho un pezzo di pane io voglio condividerlo con loro».
Per il giurista Luigi Daniele, intervistato da Fanpage «è l’ennesimo crimine di Israele. La sudditanza dei Governi ad un regime criminale che ha minacciato la vita dei loro cittadini è sconcertante».
Francesca Albanese, relatrice speciale per le Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, che era al telefono con l’equipaggio della Madleen al momento del fermo, ha dichiarato: «Madleen deve essere rilasciata immediatamente. Rompere l’assedio è un dovere legale per gli Stati e un imperativo morale per tutti noi».