La Puglia di Federico II: il nostro viaggio tra gli incantevoli Castelli che il sovrano fece costruire nel XIII secolo. Da Castel del Monte a Barletta, da Oria a Bari, un patrimonio architettonico di immenso valore, ricco di storia e segreti.

Le meraviglie della Puglia non sono soltanto nel suo mare cristallino, nei suoi incantevoli borghi o nelle prelibatezze della sua ricchissima tradizione enogastronomica. La regione è stata un luogo amato anche da tutti i popoli colonizzatori che si sono susseguiti nei secoli fino all’unificazione dell’Italia avvenuta nell’ormai lontano 1861, costruendo e lasciandoci in eredità castelli, fortezze, intere città. La bellezza pugliese seppe meravigliare anche il grande sovrano Federico II di Svevia, chiamato anche Stupor Mundi — la meraviglia del mondo. Il Signore della Puglia è stato senza dubbio tra i giganti della storia. Nel suo regno convivevano in armonia cristiani, ebrei ed arabi. Onesto e illuminato ma anche avido e spietato, Federico II rappresenta una figura unica, portatrice di un pensiero libero ed eclettico. A soli 4 anni, divenne Re di Sicilia, Duca di Puglia e Principe di Capua. Cresciuto nel palazzo reale di Palermo, scelse di stabilire in questa terra la sua residenza ufficiale e qui fece costruire castelli, palazzi e fortezze, oggi patrimonio storico e architettonico di inestimabile valore. Per Federico II, la Puglia costituiva un luogo incantato degno di una terra promessa ed è proprio qui che morì in un freddo dicembre del 1250.

Castel del Monte
Castel Del Monte. Foto © Mauro Orrico

Il più iconico tra le fortezze federiciane, Castel del Monte è uno dei luoghi più magici d’Italia. Situato nel cuore della provincia di Bat, nell’Altopiano delle Murge a 540 metri sul livello del mare, dista 60 chilometri da Bari e 18 da Andria. Nel 1996 è stato inserito tra i luoghi Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Il castello, dalla suggestiva forma ottagonale, è in cima a uno sperone roccioso da cui emerge tutta la sua imponenza e la sua perfezione architettonica. Splendido esempio di architettura medievale, il castello è anche un luogo di segreti, leggende e magia. Castel del Monte è infatti tra i più misteriosi e controversi monumenti italiani, per gli enormi dubbi che ancora oggi si pongono sulle origini e sulla sua funzione. Gli storici sembrano concordare sul fatto che la particolare struttura ottagonale imiti la forma della corona di Federico II, simbolo della sua gloriosa presenza in Puglia. Per alcuni studiosi, il sovrano si sarebbe ispirato agli antichi hammam visitati durante la crociata: Castel del Monte potrebbe essere stata una straordinaria macchina termale per la purificazione del corpo e dello spirito dell’imperatore e per il culto della bellezza. Altre teorie considerano il sito una casa di caccia, un osservatorio astronomico, una fortezza difensiva o semplicemente una dimora di svago. Ogni diversa ipotesi degli studiosi racconta un aspetto delle passioni e del carattere poliedrico di Federico, tra cui c’era in particolare la caccia con il falco.
Nelle strutture di Castel del Monte, emergono tutti i simboli di Federico II. Il suo perfetto disegno geometrico ricorda un intricato labirinto: nella sesta sala, quasi nascosto da un gioco di luce, è scolpito un giglio con 3 foglie e uno stelo. Gli otto lati su cui poggiano i muri perimetrali e i restanti 48 piccoli lati delle torri, sommati generano il numero 56, ovvero gli anni di vita dell’imperatore. Infine, se immaginiamo il portale tagliato in due parti da una linea verticale, appare sul lato sinistro una grande “F”, iniziale di Federico.
Oltre i misteri e le leggende, quel che è certo è che Castel del Monte è un’opera di eccezionale bellezza, visitata ogni anno da migliaia di viaggiatori provenienti da tutto il mondo. Il castello è anche il perno centrale di altre fortezze che si sviluppano a ragnatela nelle vicinanze: sono quelle di Barletta, Bisceglie, Trani e, più a nord, nell’area garganica della Capitanata, Manfredonia.

Barletta, Bisceglie, Trani e Manfredonia

Castello di Barletta. Foto © M.Orrico

Il Castello Svevo di Barletta è la fortezza più grande della Puglia. Inizialmente aveva una struttura irregolare e asimmetrica, ma il sovrano decise di abbellirlo, trasformandolo da roccaforte difensiva a sfarzosa reggia per la sua corte. Fra il 1224 ed il 1228 eliminò la parte orientale e costruì la sua domus federiciana. Oggi rappresenta uno dei luoghi più rilevanti dell’epopea di Federico II. Proprio da queste enormi sale, annunciò al mondo la partenza per la Sesta Crociata.

Dopo anni di incurie e abbandono, il Castello Svevo di Bisceglie è tornato a splendere solo recentemente. Rispetto ai più conosciuti manieri di Trani e Barletta, quello di Bisceglie è una struttura di altrettanta bellezza, che racconta una storia lunga e travagliata. Ancora oggi vi sono numerose incertezze circa la datazione della sua costruzione. Per alcuni studiosi, è stato edificato nell’XI per volontà del conte normanno Pietro I, per altri l’impianto casellare prese effettivamente corpo nella prima metà del XIII secolo, durante il periodo svevo.
La sua principale funzione era militare, ma la struttura non fu considerata adatta per sostenere le armi da fuoco e diventò luogo destinato all’uso civile. Ulteriori modifiche sono poi state apportate durante l’età aragonese, e dopo i recenti interventi, il castello è tornato ad essere considerato un importante punto di riferimento della Puglia Imperiale.

Castello Svevo di Trani. Foto © M. Orrico

Il Castello Svevo di Trani è stato costruito nel 1233 e le opere di fortificazione furono completate nel 1249. La fortezza è un altro dei magnifici esempi di costruzione federiciana, voluta dal sovrano al rientro dalla crociata in funzione di difesa sia dagli attacchi nemici che dall’impeto delle onde del mare. L’altezza delle torri invece avrebbe consentito di sorvegliare le vie di accesso e il porto. In quegli anni, l’attività commerciale e mercantile della cittadina era gestita dagli ebrei ed ancora oggi esiste a Trani una radicata tradizione ebraica. Alla comunità tranese Federico concesse, caso davvero eccezionale, il monopolio del commercio della seta grezza e della tintoria.
Inizialmente di forma quadrangolare, con torri quadrate e angoli centrale, il castello di Trani fu uno dei preferiti di Manfredi, figlio di Federico II, che in queste sale celebrò il suo matrimonio con Elena Ducas o di Epiro, con grande sfarzo e solennità. Ma il giovane re di Sicilia legò il suo nome soprattutto alla città pugliese di Manfredonia, fondata nel 1256, alla quale conferì il proprio nome in segno di prestigio e potenza.

Castello Svevo Angioino di Manfredonia. Foto © Fabio Massimo Benvenuto; Vanda Biffani

Nella cittadina della Capitanata, Manfredi fece costruire il maestoso Castello Svevo Angioino di Manfredonia, oggi un vero e proprio scrigno di storia con la ricca collezione del Museo archeologico. La regolarità geometrica della struttura racchiude numerosi aspetti costruttivi tipici dell’architettura sveva, che convivono con dettagli riconducibili a stili diversi, a testimonianza dell’avvicendarsi delle differenti dinastie e dominazioni.

A soli 6 km dalla città d’arte San Severo, in provincia di Foggia, nel cuore del Subappennino Dauno, anche Torremaggiore custodisce i ricordi dei fasti di un tempo, con i ruderi del Castello Svevo: Castel Dragonara è l’ultima testimonianza del fortilizio bizantino-normanno-svevo, distrutto nel 1255 dalle truppe pontificie impegnate nella guerra contro Manfredi, figlio di Federico II. Il grande Stupor Mundi, secondo la leggenda, si sarebbe spento nel 1250 proprio a poca distanza da Torremaggiore, a Castel Fiorentino, sito archeologico di grande importanza, un luogo suggestivo avvolto dal mistero.

Gioia del Colle, Lucera e Gravina di Puglia
Castello Svevo di Gioia del Colle. Foto © Carlos Solito

I luoghi federiciani emanano enorme fascino e mistero e ancora oggi sono terreno di controversie tra gli studiosi di tutto il mondo per i segreti che alcuni di essi custodiscono. Anche il Castello di Gioia del Colle – tra i più bei castelli Federiciani – racconta una storia per tanti anni rimasta segreta, legata ai sentimenti dell’imperatore nei confronti del suo unico vero amore: Bianca Lancia, la madre di Manfredi e anche sua amante. Questo castello fu costruito per scopi difensivi, ma Federico II stabilì in seguito che diventasse anche dimora regale. Edificato nel 1100 dai normanni, fu ampliato da Federico II nel 1230: il sovrano fece riqualificare il cortile e costruire la Torre dell’Imperatrice. La pianta dell’edificio è quadrangolare e gli angoli sono rivolti verso i quattro punti cardinali.

Castello Svevo di Lucera. Foto © WildRatfilm

A pochi chilometri da Foggia, il Castello Svevo-Angioino di Lucera, fu costruito da Federico II nel 1223 su un’acropoli romana. La fortezza era di importanza strategica perché non sono mai stati trovati ingressi regolari e probabilmente l’accesso avveniva attraverso cunicoli sotterranei: il castello era infatti la sede della Zecca di Stato e del tesoro imperiale. Aveva una pianta quadrangolare che è ancora visibile e tre piani, di cui l’ultimo a forma ottagonale, che ospitavano gli appartamenti imperiali e le stanze per la corte.

Castello Svevo di Gravina di Puglia. Foto © Mirabilia Sistemi; Carlos Solito

Un altro importante castello Federiciano, risalente al 1231, è il Castello Svevo di Gravina di Puglia. La struttura, di cui oggi resta molto poco, è a pianta rettangolare con quattro torri e si sviluppa su tre piani. Questi ruderi, però, ancora oggi riescono a raccontare molto di questo antico territorio. In quegli anni, le terre di Gravina in Puglia erano fertili, folte di molte specie vegetali, popolate da armenti e selvaggina. Lo Stupor Mundi attraversò i boschi e le campagne di Gravina e pensò che il colle sul quale si fermò fosse il luogo ideale per erigere un nuovo maniero. Nel 1234 Federico II elesse Gravina a sede della Curia Generale di Puglia, Basilicata e Capitanata. La scelta di Gravina per la costruzione di un maniero imperiale spiega la riconoscenza dei gravinesi nei confronti di Federico II che a lui attribuiscono il motto «Grana dat et vina – clara urbs Gravina», scolpito sulla Porta di San Michele. Nella seconda metà del secolo scorso degli interventi di restauro hanno permesso di preservare i ruderi del maniero, oggi utilizzato come location per spettacoli ed eventi culturali.

Bari, Oria e Brindisi

Procedendo verso sud, dopo aver esplorato le fortezze Federiciane della Capitanata e della provincia Bat, troviamo tre importanti Castelli cari a Federico II anche a Bari, Oria e Brindisi

Castello Svevo di Bari. Foto © Antonio Leo

Ubicato ai margini del centro storico, nei pressi dell’area portuale e della Cattedrale, il Castello Svevo di Bari è un’imponente fortezza Federiciana, oggi adibita a sede museale. Con la sua mole rappresenta uno dei più importanti e noti monumenti della regione. Costruito dal re normanno Ruggero II nel 1131 su preesistenti strutture abitative bizantine, dopo il duro intervento di Guglielmo I il Malo, fu recuperato da Federico II tra il 1233 e il 1240. Il nucleo normanno-svevo è a pianta trapezoidale, con una corte centrale e tre alte torri angolari fortemente bugnate. Il castello è sede di una antica leggenda, che narra l’incontro tra il sovrano, di ritorno dalla Quinta Crociata, e San Francesco d’Assisi, che nel castello di Bari soggiornò ospite dell’imperatore. Si narra che in quell’occasione Federico volle temprare la forza morale dell’uomo: una donna giovane e bellissima entrò nella stanza del santo di Assisi, che però non si fece vincere dalla tentazione. Oggi il Castello presenta numerosi ampliamenti attribuibili a epoche successive ed ospita mostre ed eventi culturali. Gli appassionati di archeologia possono visitare anche la Gipsoteca che custodisce calchi di sculture ornamentali in uso dall’XI al XVII secolo.

Castello di Oria. Foto © Mirabilia Sistemi

Situato in cima a una collina, a pochi chilometri da Brindisi, il Castello Svevo di Oria è un’altra dimora Federiciana molto suggestiva, edificata da Federico II alla fine del del XIII secolo. La definizione di Gigantesco gioiello di pietra (così lo definì Bourget) esprime bene lo splendore di questo maniero svevo. La planimetria triangolare è caratterizzata da tre torri definite Quadrata, Del Cavaliere e Del Salto: la prima torre è di matrice federiciana, mentre le altre due torri sono da ricondurre alla dominazione angioina. Imponente e scenografico, il castello è stato, nei secoli, dimora di principi, cavalieri, marchesi e baroni, oltre ad essere meta di studiosi provenienti da tutto il mondo. Restaurato più volte, oggi il castello – diventato Monumento Nazionale – è proprietà della nobile famiglia Martini-Carissimo di Castel d’Orea che permutò il maniero con il Palazzo di proprietà diventato poi sede del Municipio.

Castello di Brindisi. Foto © Carlos Solito

Ultimo a sud, il Castello Svevo di Brindisi è un maniero nel cuore della città, conosciuto anche come Castello di terra, voluto da Federico II nel 1227 ed eretto, probabilmente, utilizzando materiali di edifici più antichi. La fortezza svela il fascino della storia guardando da un lato il mare e dall’altro la terraferma e attualmente è la sede del Comando della Marina Militare. La storia del castello è legata alle vicende di personaggi di enorme rilevanza per la storia d’Italia e della Puglia come Carlo V, divenuto imperatore nel 1519 che rinforzò definitivamente la struttura. Durante la Seconda Guerra Mondiale, tra il settembre 1943 e il febbraio 1944, il castello fu residenza di re Vittorio Emanuele III, della regina Elena e del maresciallo Badoglio che, in fuga da Roma, stabilirono qui la loro base durante tutto il periodo in cui Brindisi è stata Capitale d’Italia.

Non solo castelli e fortezze. Alle sorti e alle vicende di Federico II di Svevia sono legati anche palazzi e chiese, attraversate, costruite o riedificate dal celebre sovrano. Come il Palazzo Imperiale di Foggia – dove Federico stabilì la sua residenza e di cui oggi rimangono pochissime testimonianze – o la Cattedrale di Andria, che custodisce le tombe di due delle mogli di Federico: Jolanda di Brienne e Isabella d’Inghilterra. Perché qui? Al ritorno dalla cosiddetta Crociata degli Scomunicati Federico trovò un clima ostile e diverse città in rivolta contro l’impero. L’unica ad accoglierlo fu Andria, che gli dimostrò una profonda fedeltà, che decise di encomiare con la celebre incisione sull’arco d’accesso alla città: «Andria Fidelis Nostris Affixa Medullis: Andria mi sei fedele fino al midollo».


Di Mauro Orrico
Foto: Antonio Leo, Mauro Orrico, Carlos Solito, Mirabilia Sistemi, WildRatfilm; Massimo Benvenuto; Vanda Biffani

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