Nel cuore dell’isola di Gran Canaria, lungo la strada che conduce a Puerto de Mogán, il Molino Quemado racconta la storia dell’isola e di una comunità agricola che ha vissuto per decenni sui ritmi del vento, dell’acqua e della macinazione.
Di Mauro Orrico
A Gran Canaria, nell’isola dal clima migliore del mondo, il passato continua a far sentire la sua voce nel presente e risorge, assumendo forme nuove che raccontano la storia e segnano l’identità del paesaggio. Lungo la strada che da Puerto de Mogán risale verso il borgo, vi è un monumento che colpisce per la sua bellezza discreta, imponente e senza tempo. È il Molino Quemado. Dichiarato Bene di Interesse Culturale (BIC) nella categoria di sito etnologico, il mulino rappresenta, senza dubbio, uno dei grandi simboli paesaggistici dell’isola di Gran Canaria.

Oggi, rinato come Percorso Museale dei Cereali di Mogán, il mulino offre anche un’esperienza gastronomica, antichi sistemi di irrigazione, coltivazioni e pannelli esplicativi. Dopo i lavori di restauro, è possibile ammirarlo dall’esterno ma anche entrare e visitarlo internamente, intraprendendo un viaggio che porta alla scoperta della tradizione molitoria dell’isola. Questo mulino del XIX secolo ha segnato profondamente la vita agricola ed economica di Mogán e dei suoi dintorni: dai suoi macchinari e dai cereali, che qui venivano macinati, dipendeva la vita quotidiana degli abitanti di Gran Canaria.
Il nome “Quemado” (“bruciato”) richiama un episodio drammatico della memoria locale: secondo la tradizione popolare, nel 1875 fu distrutto da un incendio appiccato per vendetta da parte di un abitante di San Nicolás verso il comune. Da allora rimase abbandonato fino alla fine del Novecento, quando, finalmente, fu sottoposto ad un’opera di recupero che ha restituito alla struttura parte del suo antico splendore. Il mulino si innalza con un volume cieco in pietra, con un corpo cilindrico coronato da un tetto conico in legno. Le pale che dominano la struttura spiccano sul cielo dell’isola come simbolo di un tempo in cui ogni insenatura ventosa aveva il proprio mulino.


Al suo interno, ospita una caffetteria, molto curata nell’allestimento e nei dettagli, dove è possibile degustare vini, formaggi, olive e una vasta selezione di prodotti gastronomici tipici di Gran Canaria. È possibile poi visitare i suoi tre piani e scoprire ogni suo elemento, esplorando l’intero meccanismo di funzionamento. All’esterno, sono state piantate spighe di mais ed è stata ricreata un’aia circolare in pietra, oltre a una piccola canaletta di distribuzione dell’acqua, il cui suono rinfrescante accompagna il visitatore lungo un percorso immerso in un paesaggio montuoso e roccioso.

Le escursioni nei dintorni
Una visita al Molino Quemado è anche un’occasione per esplorare i dintorni di Mogàn. Dal suo parcheggio partono alcuni dei sentieri escursionistici più rinomati della zona, tutti perfettamente segnalati.
Si può salire a piedi lungo la gola di Mogán e raggiungere il centro urbano in pochissimo tempo, oppure proseguire il cammino fino al villaggio di Veneguera e tornare indietro in un itinerario circolare che richiede circa cinque ore, andata e ritorno. Un’altra escursione di circa sette ore conduce verso i Llanos del Guirre e, passando per la Degollada de Las Lapas, porta fino alla montagna di Tauro. Quest’ultimo sentiero è ripido e più impegnativo, ma le sue vedute straordinarie valgono decisamente la pena.

Il Molino Quemado non è un unicum, ma uno dei tanti mulini che un tempo punteggiavano il paesaggio di Gran Canaria, essenziali alla vita agricola, alla produzione del celebre gofio (farina di cereali tostati) e all’economia locale. È possibile visitarne altri, nel centro e nel nord dell’isola. Più che semplici macchine agricole, i mulini erano centri di comunità. Il Molino Quemado oggi è un esempio virtuoso di recupero che restituisce memoria, funzione simbolica e bellezza, in questo angolo di paradiso immerso nell’Oceano Atlantico.
Credits foto © Turismo de Gran Canaria
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